Cronaca / Lecco città
Martedì 30 Ottobre 2018
Cgil Lecco, l’addio di Pirelli:
«Investire nella formazione»
La relazione del segretario uscente: «L’economia cresce ma ombre nell’occupazione»
«L’economia del nostro territorio è in crescita, ma per l’occupazione le ombre restano parecchie, soprattutto per le tipologie di contratto divenute predominanti. Serve invertire la rotta, investendo sulla formazione, per combattere le disuguaglianze che la crisi ha prodotto anche nel Lecchese».
Nel giorno del suo commiato ufficiale dalla carica di segretario generale provinciale della Cgil, Wolfango Pirelli ha voluto indicare la strada da seguire. Alla Casa dell’Economia di via Tonale, ieri e oggi si tiene infatti il congresso del sindacato, che porterà alla elezione del nuovo segretario nella persona di Diego Riva, candidato unico.
Dinanzi a una platea nutrita, fatta non solo di delegati ma anche di autorità che sono volute essere presenti all’importante momento sindacale, Pirelli ha voluto in primo luogo omaggiare Giancarla Pessina, presidente onorario Anpi Lecco, iscritta alla Cgil di Lecco dall’1 gennaio 1946. Quindi, spazio alla sua relazione, che ha toccato numerosi punti partendo dalla situazione nazionale, dalle conseguenze della lunga e pesante crisi economica alle divergenze che il sindacato ha avuto con gli ultimi governi, arrivando quindi a quella locale.
Il sindacato, che ha mantenuto una «significativa rappresentanza sociale nel territorio, con i 43.580 iscritti nel 2017», sta guardando con preoccupazione al modo in cui sta evolvendo il mercato del lavoro. I dati relativi all’economia, infatti, sono in crescita. Gli indicatori principali sono molto positivi (produzione industriale + 6,1%, ordinativi +6,8%, fatturato +7%; ma anche altri settori segnano saldi attivi), grazie a un export in grande salute (3,8 miliardi di euro nel primo semestre 2018, +2,5%).
«Ma la realtà ci dice anche altro. La crescita non è omogenea in tutti i settori e permangono gravi problemi in settori importanti come l’edilizia» ha rimarcato, evidenziando i rischi legati all’impatto della tecnologia sul lavoro ed evidenziando i problemi occupazionali in relazione al precariato, in quanto «le assunzioni a tempo indeterminato rappresentano solo il 20% dei nuovi assunti nel 2017». Se i livelli occupazionali superano quelli del 2008, con un tasso di disoccupazione sceso al 5,3%, infatti, non sono molti i neoassunti che godono di un contratto stabile. E, in base alle previsioni, il trend non è destinato a cambiare a breve.
«È necessario che le imprese a fronte di una crescita di utili e profitti contribuiscano significativamente alla crescita di occupazione stabile e di qualità, perché investire sul capitale umano è utile e necessario anche per loro».
Nel contempo occorre far crescere una occupazione stabile e di qualità per tutti, per rispondere all’esigenza di «evitare, anche nel nostro territorio, di favorire quel mercato del lavoro a due velocità di cui ho già parlato: da una parte le professionalità alte, quelle più richieste con contratti stabili e dall’altra il formarsi di un’ampia area di lavoro povero e dequalificato, sempre più precario e sostituibile».
Su questo tema, proprio nei giorni scorsi è stato aperto un tavolo di confronto con Confindustria su mercato del lavoro e formazione, per discutere anche della necessità di redistribuire ai lavoratori una parte della crescita aziendale, ma non con interventi di welfare aziendale in sostituzione di premi di risultato, cui la Cgil è nettamente contraria quando si risolve in una penalizzazione del dipendente.
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