Cronaca / Lecco città
Martedì 17 Dicembre 2024
Centro di ricerca sulla riabilitazione, Molteni: «Un modello innovativo e attrattivo per i giovani»
Un centro di ricerca all’avanguardia sulla salute e per la riabilitazione. Nascerà nell’area dell’ultimo lotto del campus del Polo di Lecco, sito in via Ghislanzoni, all’interno dell’ex Cps.
La collaborazione tra l’ospedale Valduce - Villa Beretta e il campus lecchese del Politecnico di Milano si rafforza, dunque, e guarda al futuro grazie a un investimento di 5 milioni di euro stanziato dal presidio comasco.
Dottor Franco Molteni, direttore clinico del Centro di Riabilitazione Villa Beretta di Costa Masnaga, qual è stato l’iter che ha portato a questo progetto congiunto?
La partnership che si è formalizzata recentemente, e per i prossimi vent’anni, rinnovabili, con il Politecnico è, in realtà, il risultato di un lavoro congiunto che è iniziato trent’anni fa. È il salto di qualità che non poteva non essere fatto, se volevamo crescere come istituto di ricerca di medicina riabilitativa. E non si poteva non arrivare a questo, anche se l’iter burocratico non è banale, sia per la consistenza dell’impegno economico, ma anche dell’impegno umano, scientifico e organizzativo. L’evoluzione di tutta la medicina è evidente, specie di quella riabilitativa, che è un mix fra biologia e tecnologia. Il Politecnico è il partner privilegiato, ideale per competenze interne, e il campus di Lecco è un luogo unico, dove ci sono competenze di robotica, di analisi del movimento, di intelligenza artificiale, di design, di realtà virtuale. In più, abbiamo anche il Cnr, che ha competenze che si integrano già strutturalmente con quelle del Politecnico. Dobbiamo costruire radici e fondamenta sicure, in modo tale che non ci sia niente di costruito sulla sabbia, ma solidamente ancorato alla realtà con una proiezione importante, perché la tecnologia sta rivoluzionando il modo di affrontare qualunque tipo di problema sanitario, per fare cose fino adesso totalmente impensabili.
Il rapporto di Villa Beretta con il Politecnico, quindi, è di lungo corso.
Il rapporto con il Politecnico non nasce adesso, ma nel 1994, quando abbiamo aperto il centro di bioingegneria all’interno di Villa Beretta, in collaborazione con l’ateneo. E il primo dottorando con una borsa di studio per collaborare con noi è stato il professor Andrea Liverti, ora professore ordinario di Bioingegneria del Politecnico. Nel 2008, è nato un laboratorio congiunto all’interno di Villa Beretta, diretto dalla professoressa Alessandra Pedrocchi, ossia il NearLab (Neuroingegneria e robotica medica). In generale, poi, dal 2004 tutti i progetti emblematici di Fondazione Cariplo hanno visto la collaborazione sostanziale sul campo fra Politecnico e Villa Beretta, insieme anche alla Nostra Famiglia. Con questa università c’è quindi un rapporto di lungo, che è cresciuto progressivamente nel tempo e ha permesso di crescere tantissimo anche a Villa Beretta e di creare una serie di network anche internazionali, oltre che nazionali. Da anni il Politecnico è insieme a noi nei progetti di ricerca Inail, ad esempio; con loro abbiamo anche costruito il master RehabTech, per la formazione delle persone che devono crescere dal punto di vista della capacità di utilizzo della tecnologia in medicina riabilitativa. A livello nazionale, è stato importante per incrementare i rapporti anche con l’Istituto di Biorobotica di Pisa e con gli istituti italiani di tecnologia. Anche con l’Istituto italiano di tecnologia. Quando è stato intitolato il nostro Centro di Bioingegneria al cavalier Gianni Limonta, l’inaugurazione è stata fatta da Ferruccio Resta, allora rettore del Politecnico.
Cosa si farà all’interno di questo nuovo centro?
Ci sarà uno spazio di lavoro comune, già disponibile da gennaio, contiguo a laboratori di robotica e allo Human Performance Lab. Il Politecnico deve completare una struttura importante, una nuova palazzina che davvero renderà unico questo campo. All’interno di questa nuova palazzina ci sarà uno spazio molto importante in cui medicina riabilitativa, biologia e tecnologia interagiranno. Noi metteremo risorse mediche, neuropsicologi, psicologi, fisioterapisti, il Politecnico ha le sue competenze importanti e quindi sarà davvero uno spazio interdisciplinare, aperto, creativo, attrattivo per i giovani. Un modello altamente innovativo.
L’assessore regionale Alessandro Fermi, qualche tempo fa, si era auspicato la nascita di un Ircss di medicina riabilitativa a Lecco.
Al momento vogliamo fare le cose il più possibile ben strutturate. Cose che abbiano un significato innanzitutto per le persone che curiamo, un significato per la crescita culturale, biotecnologica e della medicina meditativa. Sarà poi il tempo a definire la qualità delle attività che riusciremo a produrre. Sulla base di quello, con tutta tranquillità, si genereranno tutti i ragionamenti che vogliamo sul futuro.
A Lecco c’è una grande rete di attori che si muovono nel campo della medicina riabilitativa.
La rete di Univerlecco, per Lecco e il tessuto connettivo che ha tenuto insieme, è una rete che è servita per creare ulteriori legami, con l’università, con Fondazione Cariplo, la rete internazionale. Il territorio è pronto, da un punto di vista infrastrutturale, a incrementare la qualità più ancora della quantità delle attività che vengono fatte, perché ci sono già tantissime attività. Il salto deve essere innanzitutto qualitativo per caratterizzare ancora meglio il territorio. Anche un incremento quantitativo è ben accetto, ma oggi dobbiamo dare sempre più intelligenza a quello che facciamo e poi vedere la dimensione, il volume delle cose, avendo sempre a cuore la qualità sociale, la qualità delle persone che curano e quindi la qualità delle cure per le persone. Fondazione Cariplo, inoltre, ha vitalizzato, con i suoi interventi emblematici, le attività di Univerlecco.
Il centro sarà fondamentale per i clinici, ma anche per gli studenti.
Sarà un polo di attrazione anche per studenti che vogliono cimentarsi in qualcosa di veramente innovativo, con delle prospettive interessanti, anche perché stiamo creando rapporti interdisciplinari, rapporti con l’industria, rapporti con l’estero. Quindi vuole essere non solo un motore, ma anche proprio un campo di prova che può essere un campo di volo.
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