Cronaca / Lecco città
Mercoledì 22 Giugno 2016
Brexit non spaventa Lecco
«Un impatto minimo»
Chi ha interessi economici in Inghilterra fa il tifo per il “remain”, ma non prevede catastrofi
Gli industriali lecchesi con interessi in Inghilterra non sembrano impressionati dall’eventualità che col referendum di domani la Gran Bretagna decida di lasciare l’Unione europea. Ci dicono che la faccenda è senz’altro seria, che guardano con attenzione al referendum augurandosi che vinca il “remain”, ma precisano anche di prendere le distanze da quello che definiscono un tam tam con effetti psicologici che fa solo gli interessi dei bookmakers.
E giudizi di “bersagliamento psicologico senza scopo” arrivano anche da parte bancaria, col presidente della Bcc Alta Brianza Giovanni Pontiggia secondo cui «chi governa l’Unione europea ha già preso le giuste misure in caso di Brexit. Le ricadute saranno sui giocolieri di borsa, non sulla nostra economia».
Paolo Sozzi è responsabile commerciale di “Promemoria-Sozzi Arredamenti”, importante industria di design fondata da Romeo Sozzi trent’anni fa a Valmadrera e che nel cuore di Londra ha un grande show room. Per l’imprenditore «la questione è più politica che economica. Mio fratello Davide – afferma - che dirige il negozio di Londra, mi dice che nessuno del nostro settore a Londra sta frenando gli investimenti per l’eventualità di Brexit. Se gli inglesi usciranno, avranno un po’ di crisi per qualche anno ma torneranno presto ad essere quello che sono sempre stati, un grande Paese consapevole della propria forza finanziaria e della propria storia. Diverso – aggiunge – sarebbe per l’Europa, che non ha una politica chiara e che ha fallito nel voler essere un’entità fac-simile degli Usa. Per non dire dell’Italia. Non ho idea di come la nostra non brillante classe politica possa dirsi attrezzata per accusare il colpo».
Riccardo Riva, spedizioniere internazionale proprietario della “Fer-Fischer&Rechsteiner” di Valmadrera, non ha interessi a Londra ma opera in tante aree sensibili del mondo, soprattutto in Medioriente, ed è grande osservatore delle connessioni economiche delle crisi. «Che vinca il ’leave’ o il ’remain’ – afferma Riva – credo che comunque la Gran Bretagna abbia preso la strada di collaborazione ma di minor integrazione con l’Europa. E del resto – aggiunge – dalla Norvegia alla Svizzera vediamo casi di Paesi integrati anche se non parte dell’Ue».
Sugli allarmi lanciati da banche e multinazionali che promettono di lasciare Londra con ripercussioni sulla finanza europea Riva afferma che «buona parte di aziende simili sono basate a Basilea e a Zurigo e non mi sembra che ciò ci crei problemi». E sul fatto che gli affari europei possano risentire di una Gran Bretagna fuori dal mercato comune aggiunge che “si tratta di un Paese pressoché deindustrializzato, che importa tutto, con un forte terziario. Può darsi che abbia qualche indotto negativo perciò, ma non determinante. Direi – conclude - di evitare ansie e stare concentrati sul lavoro, c’è un’eccessiva finanziarizzazione dei problemi che non è detto ricada sulle aziende”.
Per Deltacalor, industria di Calolziocorte che produce termoarredi l’Inghilterra è un mercato di nicchia a cui l’azienda guidata da Giovanni Pastorino destina i prodotti di alta gamma, quelli che bene o male reggono anche nelle crisi. «La più forte ricaduta in caso di Brexit – afferma Pastorino – sarà soprattutto di carattere psicologico perché l’abbandono degli inglesi certificherà il fallimento del progetto europeo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA