Cronaca / Lecco città
Martedì 09 Febbraio 2021
BLITZ DELLA POLIZIA A LECCO
18 ARRESTI PER ’NDRANGHETA
L’operazione è in corso da stamattina all’alba, in un ufficio di un negozio a La Valletta Brianza venivano prese tutte le decisioni del clan. Usura e traffico illecito di rifiuti erano il “business” del sodalizio capeggiato da Cosimo Vallelonga. Imprenditori minacciati con armi da fuoco
Dalle prime ore di questa mattina la Polizia di Stato sta eseguendo diciotto misure cautelari del Gip di Milano (dieci in carcere e otto agli arresti domiciliari) nel Lecchese e in Lombardia per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, usura ed estorsione.
Al centro delle indagini un sodalizio mafioso che operava nella nostra provincia con a capo Cosimo Vallelonga (già condannato nelle operazioni “La notte dei fiori di San Vito” e “Infinito”) che una volta finito di scontare la sua pena aveva ripreso i contatti con la malavita e creato un fulcro nel suo ufficio all’interno del negozio “Arredo Mania” di La Valletta Brianza. Qui, secondo gli investigatori, riceveva altri esponenti della ’ndrangheta per concordare nuove strategie ed eludere i controlli delle forze di polizia. Negli incontri anche imprenditori locali, che ricevevano prestiti a tassi usurari.
Oltre a Cosimo Vallelonga, ritenuto affiliato al clan anche Vincenzo Marchio che lo spalleggiava nelle attività di recupero crediti attuate con modalità violente e intimidatorie.
Secondo l’inchiesta anche il traffico illecito di rifiuti rientrava negli affari del sodalizio attraverso imprese che operavano nel commercio di metalli ferrosi e non ferrosi. Attraverso l’alterazione dei documenti di trasporto dei rifiuti sarebbero stati movimentate oltre 10mila tonnellate di rifiuti con fatture false per 7 milioni di euro. Nel corso dell’indagine è stato bloccato anche un pericoloso carico di rifiuti radioattivi, rame tranciato proveniente dalla provincia di Bergamo e bloccato dalla Polstrada di Brescia nel maggio 2018.
Gli episodi di usura ricostruiti dagli inquirenti sono stati otto, si tratta di imprenditori lombardi in difficoltà economica: il capitale dato in prestito con tassi di interesse fino al 40% ammonta a 750mila euro.Per recuperare il denaro i membri del clan non esitavano a minacciare con armi da fuoco gli imprenditori.
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