Cronaca / Lecco città
Domenica 14 Febbraio 2021
Barni, trovati pezzi dell’Atr caduto
Il disastro 33 anni fa a Conca di Crezzo
L’alpinista Davide Valsecchi: «Erano nel bosco, nascosti tra fiori e ricci. Li ho sotterrati, non voglio che qualcuno li porti via»
Il sentiero smarrito, il silenzio del bosco, un tappeto di fiori bianchi. E poi, lì vicino, pezzi di lamiera anche loro bianchi, quel che resta di un’ala di aereo, la pelle di una maniglia di una borsa. Il punto è quello e la mente torna al 15 ottobre 1987, il giorno in cui è precipitato l’Atr 42 che ha consegnato Conca di Crezzo tra i luoghi dei disastri aerei. L’11 febbraio Davide “Birillo” Valsecchi del Cai di Asso, alpinista conosciuto, ha compiuto un’escursione e si è trovato in un punto con una incredibile quantità di resti dell’aeromobile in volo verso Colonia finito contro la montagna provocando la morte delle 37 persone a bordo.
«Stavo tracciando dei sentieri della zona di Castel di Leves, a confine tra Barni, Magreglio, Lasnigo e Oliveto Lario – spiega Davide Valsecchi - Mi sono distratto a fare foto agli animali, ma ho perso tempo e anche il sentiero, perché quello è un punto molto impegnativo. Ho seguito la traccia dei mufloni e l’ho seguita contando di incrociare il sentiero 7 per poi uscire alla Madonnina di Crezzo».
Quindi l’inattesa sorpresa: «Ci sono diversi fiori bianchi, credo ellebori, nel bosco. Poi però mi sono bloccato, quasi smarrito, perché non tutto quello che è bianco è un fiore. Tra le foglie e i ricci di castagne affiorano piccoli frammenti bianchi, schegge a cellette di alveare. E ho visto frammenti di fibra di vetro e di lamiera». Parti e pezzi di un aeroplano caduto 33 anni fa, pezzi che non dovrebbero essere lì: «Allora venne fatta una bonifica ma, ho rivisto poi le immagini Rai e le foto dell’epoca, io ero probabilmente nel punto dell’impatto e posso credere questi pezzi fossero finiti sotto terra. Forse sono riemersi per l’azione della pioggia. Ho fatto tutto quasi come fossi un’automa. Ho iniziato ad ammucchiare parti di aereo poi quando ho finito mi sono detto: ”E adesso?”. Ho fatto una buca e ho sotterrato tutto, non mi andava che qualcuno li prendesse o venissero portati a valle».
(Giovanni Cristiani)
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