Cronaca / Lecco città
Martedì 17 Novembre 2015
Banche, rischio tagli
anche a Lecco
Le ristrutturazioni che sono state annunciate a livello nazionale potrebbero avere ricadute in provincia
Il sindacalista Dell’Oro: «Gli istituti per salvare i loro margini di guadagno continuano a colpire la forza lavoro»
A differenza delle altre imprese colpite dalla crisi, le banche non hanno mai smesso di macinare utili, a fronte però di “innovazioni” accompagnate da forti cali di organico.
«Il lavoro nelle banche sta cambiando – dice il segretario coordinatore sindacale provinciale di Fabi Luca Dell’Oro - perché siamo in un mondo di istituti che per salvare i loro margini ristrutturano e tagliano sul personale, come fa da almeno dieci anni Unicredit che ora annuncia nuovi tagli, e come ha fatto in precedenza Banca Intesa. Nel Lecchese – aggiunge – aspettiamo di capire come si evolverà la situazione per tre istituti in crisi come Banca Popolare di Vicenza, Banca Etruria, che controlla la Banca Lecchese, e Monte Paschi».
Su Banca Lecchese, ci spiegano in Fabi, resta alta l’attenzione per il suo acquisto, di cui si scrive fin dal luglio scorso anche sulla stampa nazionale, da parte del fondo Usa Oaktree pronto a rilevare il pacchetto di maggioranza detenuto da Etruria, fermo restando il via libera di Banca d’Italia e Bce.
Per il sindacato Dell’Oro è anche, con Giovanni Galli, rappresentante per i bancari di Unicredit e a proposito dei 18.200 tagli di personale annunciati in questi giorni dalla banca, di cui 6.900 in Italia, afferma che «non incideranno in modo pesante su Lecco, dove la rete provinciale è già dimagrita con gli interventi sui precedenti esuberi che in tutt’Italia in dieci anni ha visto la fuoriuscita di 30mila persone».
La questione, spiega Dell’Oro, ha a che fare con l’aspetto generazionale, visto che, spiega «nel Lecchese sono solo una decina i lavoratori Unicredit che andranno in pensione nel giro di pochi anni, da qui al 2020, e che eventualmente entreranno nella trattativa». Per gran parte dei dipendenti assunti negli anni Ottanta, dunque, che andranno in pensione nel 2023-2024, «non ci sono prospettive di uscita nel fondo esuberi».
Sul caso Unicredit Dell’Oro spiega che «come sindacato puntiamo alla volontarietà delle uscite» in una nuova stagione di tagli che «avverrà attraverso un accordo nazionale. Unicredit – aggiunge – è sempre riuscita a fare i tagli che ha voluto e, in passato, a chi non voleva invece andarsene, come i quadri direttivi di un certo livello, ha sempre trovato il modo di far capire che era in arrivo un demansionamento o uno spostamento di ruolo».
Tuttavia, di nuovo con una marcata differenza rispetto alle altre categorie di lavoratori, nessun bancario a Lecco è rimasto senza stipendio o senza pensione. «Nessun bancario è rimasto sulla strada, certo – afferma Dell’Oro – ma che il nostro tessuto lavorativo sia in profonda trasformazione lo dicono anche i nostri dati. In provincia di Lecco i nostri iscritti sono 930, mentre i pensionati, che fino a pochi anni fa erano una decina, ora sono 180. E ciò accade non perché perdiamo iscritti ma perché calano i lavoratori. Dalle banche escono i più anziani – aggiunge – ma di giovani in entrata ne vedo pochi. E ciò accade in un settore bancario dominato da amministratori ingordi e manager super pagati che vengono nelle convention a dirci che la banca deve risollevarsi e sono richiesti sacrifici. A tutti, ma non a loro. Ciò mentre la politica dice che per salvare le banche in dissesto, che ci sono, si possono mettere d’autorità le mani nei conti correnti con oltre 100mila euro».
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