Cronaca / Lecco città
Mercoledì 22 Aprile 2020
Al Manzoni misurano la febbre
Ci hanno messo appena un mese
Lecco All’ingresso Termoscan per tutti e non più solamente per medici e infermieri. Colmato uno sconcertante ritardo, specie rispetto a numerosi supermercati
Era il 21 marzo scorso, ovvero esattamente un mese e un giorno fa, quando ai supermercati, alle farmacie, nei luoghi di lavoro, a partire dalle strutture sanitarie e ospedaliere, «si raccomandava a cura del gestore/titolare di provvedere alla rilevazione della temperatura corporea».
Si trattava della stessa ordinanza regionale, la numero 154, che imponeva il tampone a tutto il personale che presentasse una temperatura superiore a 37,3. “Consiglio” evidentemente o disatteso o che non ha portato agli esiti sperati, visti i quasi 400 dipendenti degli ospedali lecchesi contagiati e non tutti adeguatamente “tamponati”. Eppure ieri l’Asst di Lecco, in riferimento alla nota di Regione Lombardia dell’ 8 aprile scorso dal titolo “Aggiornamento delle indicazioni per i pazienti che necessitano di prestazioni ambulatoriali o di ricovero non procrastinabili”, ha dato il via ai controlli tramite Termoscan già a partire dalla hall dell’ospedale. A tutti e non solo, come accadeva prima, ai medici o al personale infermieristico.
Soltanto con i sintomi
Eppure quel che fa specie è che questi controlli sull’utenza (di un ospedale ovvero pazienti o gente che va a farsi controllare), prima non venivano fatti. Si eseguivano solamente, si fa per dire, per il personale medico, per gli infermieri , al personale sociosanitario, ai portantini, al personale amministrativo, e, naturalmente ai degenti (ovvero a chi è ricoverato) nel caso comparissero sintomi febbrili. Eppure, come ben sa chi va a fare la spese in alcune delle più note catene della grande distribuzione organizzata, molti supermercati già da settimane prendono la temperatura dei clienti. Cosa che, tra l’altro, visto che la persona che si presenta al varco non è identificabile (non è un lavoratore di cui si sa praticamente tutto), non comporta neanche problemi di privacy (al lavoratore riconoscibile la temperatura deve essere presa dal medico aziendale, in teoria). Insomma: al supermercato sì, e in ospedale, dove si presume che soprattutto di questi tempi si vada solo per esigenze mediche serie, no. Fino a ieri…
L’ultima nota regionale indica che qualora con il Termoscan «si intercetti già all’ingresso un paziente sintomatico si raccomanda l’isolamento in una area di attesa dedicata in attesa di visita ed esecuzione del tampone». Aggiunge che «i pazienti sospetti vanno visitati in un ambulatorio dedicato e devono indossare mascherina chirurgica, se tollerata»; prosegue affermando che se il paziente ha pochi sintomi, «anche solo con rialzo termico, viene data indicazione per l’autoisolamento a domicilio in attesa dell’esito del tampone e della successiva decisione clinica». «Sono individuati per gli utenti percorsi specifici per i presidi ospedalieri e per le sedi territoriali a partire da ieri dalle 7 alle 16». Non si capisce se questa fascia oraria, poi, sia dovuta alla chiusura dei vari servizi (prima e dopo) o a cos’altro.
Tampone
Ma quel che è certo è che «agli utenti che accedono alle strutture dell’Asst sarà rilevata la temperatura corporea all’ingresso da parte di personale dedicato.
I pazienti che hanno temperatura corporea inferiore o uguale a 37,5° proseguono il loro percorso come di consueto. I pazienti che hanno temperatura corporea superiore a 37,5° sono indirizzati all’area filtro ambulatoriale nei presidi ospedalieri o a specifico percorso nei presidi territoriali”. Cosa vuol dire? Che se vi trovano febbricitanti (sopra i 37,5) in ospedale, venite “tamponati” subito mentre negli ambulatori territoriali il paziente verrà inviato in ospedale a farlo. E l’esito poi sarà a entrambi recapitato a casa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA