Cronaca / Lecco città
Lunedì 23 Novembre 2020
Agnoletto: «Requisire i vaccini
per darli ai più deboli»
Lo smantellamento della medicina territoriale, i tagli alla sanità pubblica e la mancanza di un piano pandemico. Sono queste le ragioni individuate da Vittorio Agnoletto, medico del lavoro, autore del libro “Senza respiro” edito da Altreconomia sul tema della pandemia in Lombardia e in Italia, che avrebbero portato in primavera la nostra regione a pagare un prezzo così alto al coronavirus.
«In primavera – spiega Agnoletto – c’è stata un’impreparazione assoluta del servizio sanitario regionale. Ci sono ragioni che affondano le radici nella gestione degli ultimi 20 anni: tagli, ridimensionamento della sanità pubblica rispetto a quella privata e la distruzione della medicina territoriale, ridotta assolutamente ai minimi termini come i servizi di medicina del lavoro».
Per Agnoletto c’era modo di intercettare il virus almeno un mese prima: «Oggi sappiamo che il virus era presente nel lodigiano e nel bergamasco almeno a dicembre, perché diversi medici avevano segnalato polmoniti atipiche interstiziali che sono uno dei casi clinici prevalenti per il coronavirus. Chi ha considerato queste segnalazioni? E perché, nonostante un audit effettuato nel 2010, non si è aggiornato il piano pandemico prendendo in considerazioni le osservazioni con cui esplicitamente si faceva riferimento alla necessità di dotarsi di mascherine, di potenziare il ruolo dei medici di medicina generale e rafforzarne il coordinamento?». Elementi che per Agnoletto hanno fatto sì che la Lombardia fosse totalmente impreparata: «A questo quadro si aggiunge l’incapacità di effettuare uno studio epidemiologico per capire le caratteristiche del virus attraverso una ricerca scientifica, il taglio dei posti letto e soprattutto la mancanza di personale. A partire dalle Usca, le unità di pronto intervento a domicilio: dovevano essere 200 e in realtà ne sono state attivate meno di un terzo. La mancanza di assistenza domiciliare ha portato al sovraccarico del sistema sanitario».
Non è andata meglio a settembre: «Si sono persi 5 mesi senza fare nulla. E infatti ora si fanno i tamponi solo ai sintomatici perché è saltato il tracciamento: si è alzata bandiera bianca e si è detto al virus, fai quello che vuoi, ti aspettiamo in ospedale».
E a questo si è sommata la difficoltà nel reperire i vaccini antinfluenzali: «Si sapeva da molti mesi che ci sarebbe stata una richiesta aumentata e che andavano messi in sicurezza i fragili, i cronici, gli anziani. La Regione ha risposto distribuendo 30 dosi a settimana a medico di famiglia, quando il 30% della popolazione lombarda è sopra ai 60 anni e quindi ogni medico ha tra i 300-600 persone che avrebbero bisogno del vaccino».
Agnoletto su questo tema ha una proposta operativa: «Dato che la Regione non è riuscita a dotarsi di abbastanza dosi e che invece dal privato se ne trovano, pagando 60-90 euro, i vaccini vengano requisiti e messi a disposizione della struttura pubblica perché stabilisca chi ne ha più bisogno».S. Sca.
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