È scomparso all’età di 83 anni Roberto Tiraboschi, cardiochirurgo all’ospedale Maggiore di Bergamo. Aveva esordito come cardiochirurgo. Pioniere della cardiologia e cardio-chirurgia moderna e pilastro dell’équipe che Lucio Parenzan aveva saputo creare, nella notte ormai passata alla storia fra il 22 e il 23 novembre 1985 (quando si effettuò il primo trapianto di cuore ai Riuniti, il terzo in assoluto in Italia), in sala operatoria c’era lui, con Federico Brunelli, Vittorio Vanini e Paolo Ferrazzi, che fece sia il prelievo sia il trapianto.
E solo qualche settimana fa Roberto Tiraboschi aveva visto la realizzazione dell’evento che aveva caldeggiato: i festeggiamenti per i cent’anni del suo “maestro” Parenzan. Lascia la moglie Matilde, i figli Mara, Claudio e Lorenzo e i nipoti Federico e Giorgio. ». I funerali sono stati celebrati ieri alle 14,30 nella chiesa parrocchiale di Longuelo.
Pierfranco Ravizza, presidente dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Lecco, che lo conosceva bene, ricorda così il dottor Tiraboschi: «è stata una persona molto cara a noi lecchesi perché aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Lecco. La sua famiglia era di origini lecchesi, anche se la sua carriera si è svolta tutta a Bergamo, in collaborazione con il professor Lucio Parenzan uno dei fondatori della cardiochirurgia italiana. Parenzan era fortissimo nella cardiochirurgia pediatrica, prima ancora che dell’adulto. E Tiraboschi è stato uno dei suoi primi collaboratori e un riferimento per il territorio lecchese, specie in quel lungo periodo in cui non c’era la cardiochirurgia a Lecco e accedervi non era assolutamente facile».
Ravizza ricorda ancora che Tiraboschi era di grande bravura tecnica e medica, ma soprattutto aveva grandi doti umane: «Una volta fece davanti a me un intervento di legatura del dotto di Botallo in patologia neonatale a un neonato con assoluta semplicità. Mi rimase molto impresso. E negli anni ’90 dello scorso secolo, quando si sperava di portare la cardiochirurgia a Lecco ci fu un breve periodo di qualche mese in cui si ottenne dalla direzione il permesso di fare qualche intervento sperimentale per dimostrare che a Lecco si sarebbe potuta portare la cardiochirurgia. Così come poi avvenne. Tiraboschi era una persona coraggiosa, molto determinata e che sapeva coniugare la sua capacità tecnica con una capacità umana di interagire con le persone, fossero esse pazienti o colleghi. È sempre stata una persona che sapeva infondere nel lavoro una grande semplicità e famigliarità».
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