Vino affinato nel lago, la degustazione è un successo

Sondrio

É stata un successo, la degustazione del vino “Sangue di Nettuno” messo in affinamento a 20 metri di profondità nel lago di Como da parte dei Valtellina sub, storico sodalizio di subacquea di Sondrio con più di 50 anni di attività alle spalle. E che nel gennaio dello scorso anno, ha accolto la proposta dell’allievo Riccardo Nesa, subacqueo, di inabissare nelle acque di riva di Gittana, a Bellano, dove c’è la palestra di subacquea, una cassa con sette bottiglie di Sassella ultima produzione della casa vinicola della sua famiglia, delle annate 2019 e 2021.

Un anno esatto è rimasto nel lago, il vino, debitamente ceralaccato e ad una temperatura costante di otto gradi, dopodiché, il 26 gennaio scorso, in concomitanza con l’anniversario della morte al Moregallo dell’amico sub Loris Pozzati, la cassa è stata portata a galla con le bottiglie pronte per essere stappate.

«Lo abbiamo assaggiato sabato, al locale “Il Camino” di Sondrio, dove gli amici Fabrizio, Carlo e Francesco ci hanno ospitati - dice Maria Cristina Pedrazzoli, presidente dei Valtellina sub -, affidandoci alla competenza di tecnici del vino, produttori e sommelier. Per capire se il nostro progetto può avere le gambe per proseguire e quali gli effetti di questo affinamento nel lago rispetto a quello classico, in cantina. E direi che l’esperimento è stato promosso a pieni voti solo, la prossima volta, collocheremo il vino ancor più in profondità, attorno ai 40 metri».

Presenti alla degustazione oltre a Fabrizio Innocenti, gestore de “Il Camino”, anche Sergio Schena, sommelier, Alberto Marsetti, produttore vinicolo, Alberto Rossi, sommelier, titolare dell’azienda “Sapori di montagna” di Morbegno e istruttore di subacquea, e Dario Stazzonelli, tecnico del vino.

Ed è stato proprio quest’ultimo a riferire in modo approfondito in merito all’esperimento.

«Fra il vino affinato nel lago e in cantina preferisco sicuramente il primo - ha detto - anche se si nota un crollo nel colore. Forse dovuto al fatto di essere stato raggiunto da raggi di luce, ma l’insieme delle sensazioni che mi arrivano all’assaggio è bellissimo. Il vino mi ricorda quelli un po’ crudi degli anni Settanta e Ottanta e tutto ciò mi apre il cassetto della memoria. Diciamo che il Sassella affinato in cantina è sempre una bella signora, mentre quello affinato nel lago è una bella signora elegante, raffinata. L’unica cosa è che non lo lascerei in affinamento nel lago più di un anno e, forse, lo collocherei un po’ più in profondità».

Detto, fatto, perché i Valtellina sub sono già pronti a ripetere l’esperimento collocando la prossima cassa di vino a 40 metri.

«Anche Alberto Marsetti si è detto disponibile a darci del vino da collocare nel lago per sperimentare la riuscita per cui - dice Pedrazzoli - prossimamente lo faremo. Per ora, comunque, siamo molto contenti del riscontro avuto anche perché, l’operazione di immersione e di recupero della cassa non è stata semplice. Ringrazio anche quanti ci hanno raggiunto al Camino per la degustazione, soci del club, ma anche persone che non conoscevo. Ci ha fatto molto piacere».

Intanto, il sodalizio, è concentrato sul prossimo appuntamento con Andrea Murdock Alpini, esploratore e ricercatore subacqueo, che sarà a Sondrio per una conferenza pubblica nella sede dei Valtellina sub di via Gramsci, il 15 marzo prossimo, alle 16.30.

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