«Superstrada, il vero rischio è l’asfalto»
Coldiretti scende in campo contro la 36 ma non ne fa una questione di limiti di velocità. Alberto Marsetti: «Con il manto stradale in quelle condizioni vanifichiamo ogni strategia di marketing».
«Noi le tasse le paghiamo, ma non ci viene garantito un servizio adeguato. E con le strade in queste condizioni rischiamo anche di perdere i turisti». Stavolta la protesta per le condizioni della superstrada 36 non arriva soltanto dalle categorie produttive che trascorrono in viaggio buona parte della propria giornata lavorativa, come i camionisti, o da coloro che – ad esempio gli operatori del turismo – sono strettamente legati alla distanza fra la Valtellina e Milano e ai conseguenti tempi di percorrenza.
Sulle condizioni della principale strada di collegamento fra Sondrio e il resto della Lombardia prende la parola Coldiretti. E i limiti, scesi all’inizio d’agosto e ora destinati, almeno in parte, a tornare su verso quota cento, non sono l’aspetto principale.
«Forse si potrebbe pensare che una categoria come la nostra non sia interessata a questo discorso, visto che la maggior parte della nostra attività si svolge in ambito rurale – spiega il presidente Alberto Marsetti -. Ma non è così: siamo direttamente coinvolti anche noi nella discussione. Non mi soffermerei esclusivamente sui 90 all’ora. Potrebbero farci viaggiare anche a settanta, il problema è soprattutto un altro. Ho guidato due giorni fa sulla superstrada del lago e secondo il mio punto di vista l’aspetto più importante in questo momento è rappresentato dal fondo stradale. Sfido chiunque a viaggiare nelle gallerie sotto Colico a una velocità superiore ai novanta. Non tanto per il rischio di una multa, quanto per i pericoli che si corrono con queste condizioni dell’asfalto. Se acceleri metti a rischio la tua incolumità, quella dei tuoi passeggeri e di coloro che viaggiano sugli altri veicoli. Al momento questo tratto di strada non è adeguato né alle nostre aspettative, né tantomeno a quelle dei turisti- ribadisce Marsetti -. Se un cliente del comparto turistico, che scegliendo la Valtellina consuma i prodotti locali, quando torna a casa deve anche passare dal meccanico o dal carrozziere per un danno al proprio veicolo, allora una parte degli sforzi messi in campo a livello di promozione viene vanificato. Tutta la cittadinanza della provincia di Sondrio dovrebbe chiedere ad Anas garanzie in termini di sicurezza. Non ci garantiscono un servizio adeguato, anche se le tasse le paghiamo. Serve un cambiamento».
Per usare un termine di paragone basato su uno spostamento di pochi chilometri - lo ripetiamo anche se alcuni ribatteranno che le risorse non sono le stesse - basta osservare uno dei tanti cantieri che sono stati aperti, di recente, nel Cantone dei Grigioni, da Castasegna a Poschiavo, per rifare pezzi di strade cantonali e al tempo stesso dare una boccata d’ossigeno al settore delle costruzioni in crisi. Le differenze sono enormi. Non ci si limita, come purtroppo avviene in alcuni casi in Italia, a qualche centimetro d’asfalto nuovo su quello vecchio. Si scava in profondità per sistemare tutti i possibili problemi. Spesso, per ricordare che oltre al danno c’è la beffa, il personale al lavoro è valtellinese.
Gli autotrasportatori che viaggiano tutti i giorni partendo dalla provincia di Sondrio sono fra i primi a fare le spese di questa situazione.
«La maggior parte dei nostri mezzi non può superare gli ottanta all’ora, quindi non è cambiato molto con l’abbassamento e non cambierebbe neanche se si tornasse a cento - rileva Agostino Pozzi da Confartigianato trasporti -. Le questioni centrali sono altre, a cominciare dalle condizioni dell’asfalto e del rischio, perenne di chiusura, in caso di situazioni impreviste come smottamenti nel tratto del Lago. Di alternative non ce ne sono e purtroppo lo sappiamo».
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