«Scontro fra treni. In Valle ci dicono
che è impossibile»
Nana: «Abbiamo ricevuto rassicurazioni. Il vero problema è rappresentato dai passaggi a livello».
«Il binario unico non ci preoccupa: per noi il problema sono i passaggi a livello». Non ha dubbi Giorgio Nana, segretario dei ferrovieri della Cgil di Sondrio, intervenendo nel triste dibattito originato dalla tragedia di Andria. Negli ultimi anni la Filt ha affiancato al tradizionale ruolo di sindacato dei lavoratori del comparto dei trasporti quello di portavoce dei pendolari e più in generale di tutti coloro che utilizzano il treno e le corriere.
Ecco il punto di vista di Nana. «Negli ultimi anni ci sono stati vari progressi, lo abbiamo riconosciuto anche la scorsa settimana di fronte ai vertici di Trenitalia e Trenord in occasione di un convegno che si è svolto a Monza grazie all’organizzazione della nostra categoria - premette il sindacalista della Cgil -. Ma restano delle evidenti criticità. Di certo non ci preoccupa il binario unico, una questione che riguarda 9160 su 17300 chilometri di linee in Italia. Ci è stato assicurato in varie occasioni che due treni non si possono scontrare sulla nostra linea, perché ci sono degli specifici dispositivi di sicurezza sui binari. Questo è senza dubbio confortante». In Lombardia ci sono tecnologie ben diverse, insomma, rispetto alle comunicazioni via cellulare che in alcuni casi – secondo quanto si è letto in questi giorni difficilissimi – avrebbero caratterizzato il modo di lavorare nel Sud Italia. Ci sono anche in questo caso due Italie differenti, e la diversità non si basa tanto sul binario unico, che in Lombardia nel peggiore dei casi provoca intoppi e rallentamenti nel trasporto, ma dalla mancanza di sistemi di sicurezza elettronici in grado di rimediare all’errore umano, che purtroppo è sempre possibile. «Aspettiamo l’esito delle indagini, da parte del sindacato e dei lavoratori ci sono naturalmente solidarietà e voglia di capire cosa sia accaduto in Puglia. Qui l’innovazione tecnologica non manca e il problema, lo sappiamo benissimo e lo ripetiamo da anni alle società delle ferrovie e alle istituzioni, è un altro».
L’attenzione dei sindacati si concentra sui 65 passaggi a livello della ferrovia valtellinese, che sono spesso teatro di infrazioni commesse dagli automobilisti. Le statistiche dicono che i comportamenti scorretti dei conducenti sono causa dell’80% dei disagi, con ripercussioni sulla puntualità e sulla qualità del servizio. Recentemente i vertici di Rete ferroviaria italiana per la zona del Nord Italia hanno ammesso che serve uno sforzo poderoso di eliminazione di questi passaggi a livello, ma hanno anche chiarito che i fondi scarseggiano e le priorità nel Paese sono ben altre, a cominciare dalle linee che uniscono le grandi città e sono caratterizzate da problemi altrettanto significativi. «Ne parliamo da anni, ne abbiamo discusso con la Prefettura e tanti rappresentanti delle istituzioni, ma di novità purtroppo ne vediamo ben poche e quella dei passaggi a livello resta una fonte di elevate criticità», aggiunge Nana.
Un’altra fonte di rischio è la vicinanza fra le principali strade della provincia di Sondrio e le ferrovie. Sia per la Colico-Chiavenna, sia in Valtellina dalla zona di Delebio a quella di Tirano.
«La statale 38 corre parallela alla Colico-Tirano per decine di chilometri, ma prendiamo atto del fatto che questa situazione è presente da decenni. Ci sono stati, purtroppo, degli incidenti anche gravi che hanno coinvolto treni e mezzi pesanti, ma i punti realmente pericolosi sono gli incroci fra ferrovia e strade, più di sessanta in altrettanti chilometri. Diciamoci la verità: per quanto riguarda la posizione parallela, trovare soluzioni per tracciati alternativi è praticamente impossibile, a parte i nuovi percorsi della superstrada».
Il dibattito, come accade sempre di fronte a notizie di rilievo nazionale connesse a tematiche ben presenti anche in ambito locale, si è acceso anche sui social network. «Tutti, assieme al dolore per quanto successo, impotenti, ci poniamo la stessa domanda: come è possibile morire su un treno nell’era dei controlli a distanza, delle telecamere ovunque, dell’elettronica che attraverso un semplice cellulare ci permette di sapere con precisione dove siamo in qualsiasi momento? - si chiede Giocondo Cerri, segretario generale della Cgil -. L’Italia è all’avanguardia nei treni ad alta velocità, poi abbiamo ferrovie ferme per tecnologia agli anni Cinquanta».
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