Razziavano i motori delle barche
Tre “pirati” finiscono a processo
Colico, i moldavi alla sbarra sono accusati
di furti messi a segno lungo tutto il lago
Erano stati chiamati “i pirati del lago”. Nel 2011 avevano preso di mira una serie di cantieri e porticcioli per rubare i motori delle barche.
Ladri specializzati: una banda, o forse più di una, composta soprattutto da cittadini dei Paesi dell’Est europeo. Un fenomeno esteso, i cui confini complessivi sono peraltro ancora difficili da definire visto che operavano il Lario, la sponda lecchese e quella comasca, in Alto Lago ma non soltanto (l’episodio che ha dato il via all’operazione dei carabinieri, per esempio, si verificò a Valmadrera).
Le cronache provenienti dal Lago Maggiore o dai laghi di Garda e d’Iseo raccontano però di storie analoghe.
Oggi in aula a Lecco davanti al giudice Nora Lisa Passoni, è arrivata soltanto una parte della vicenda giudiziaria legata alla “pirateria” lariana. E anche questa parte, tra l’altro, si è ulteriormente assottigliata: il procedimento all’inizio riguardava una decina di imputati per una quarantina di denunce.
Ora, tra stralci e altre “svolte”, sono rimasti soltanto tre gli imputati, tutti di nazionalità moldava.
Gli imputati debbono rispondere di una decina di episodi.
L’articolo completo sul giornale in edicola domani, mercoledì 7 giugno.
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