Omicidio di Esino, prima udienza: acquisiti gli atti d’indagine, sarà un processo lampo

Esino Lario

Un giudizio lampo, che potrebbe chiudersi già a marzo. Non ci sarà istruttoria al processo a carico di Luciano Biffi, il 70enne reo confesso dell’omicidio di Pierluigi Beghetto, 53 anni, ammazzato con un falcetto da giardinaggio a Esino Lario ad aprile 2024 per una lite su una questione di vicinato. Davanti ai giudici della Corte d’Assise di Como, con la prima udienza celebrata oggi, il legale della difesa, l’avvocato Giorgio Pagnoncelli, ha dato consenso all’acquisizione degli atti di indagine, evitando così alla corte le lungaggini di un’istruttoria approfondita.

Atteggiamento processuale che, in generale, e a prescindere dal caso in questione, viene spesso valutato positivamente dai giudici nella quantificazione della pena. Ogni processo, però, ha la sua storia, e quello per l’omicidio Beghetto sembra comunque destinato a una pronuncia molto ravvicinata. Ieri, dopo aver ascoltato alcune eccezioni preliminari e aver sentito una veloce testimonianza della moglie della vittima, il tribunale ha rinviato le parti al prossimo 19 marzo, per le conclusioni. Non è escluso che in quella data possa essere pronunciata la sentenza. Secondo quanto appreso, l’imputato non era presente in aula. All’uomo, detenuto a Monza, viene contestata l’accusa di omicidio con l’aggravante dei futili motivi (per questo rischia l’ergastolo), sostenuta dal pubblico ministero Chiara Stoppioni.

Circostanza, quest’ultima, che la difesa contestava, e che ha reso impossibile, all’imputato, la possibilità di avvalersi del rito abbreviato (con relativo sconto di un terzo della pena). Il giorno del delitto – il 21 aprile 2024 - fu lo stesso Biffi a chiamare i carabinieri e a farli intervenire a Esino, in via Verdi, davanti alla palazzina dove vivevano vittima e aggressore.

Poco prima della telefonata alle forze dell’ordine, al culmine di un diverbio, aveva aggredito e ucciso con un falcetto da giardinaggio Beghetto, apicoltore padre di due figli, e assessore del paese al quale è sempre stato molto affezionato (anche se originario di Usmate Velate, in Brianza, e residente in altra provincia), e dove era molto conosciuto. Sembra che il brutale assassinio fosse avvenuto, stando a quanto ricostruito, per un litigio dovuto a un sacco di pellet lasciato davanti alla porta “sbagliata”. Per Biffi era scattato immediatamente l’arresto. Nel primo interrogatorio davanti al pubblico ministero, si era mostrato collaborativo, assumendosi la responsabilità del delitto, e fornendo la propria versione. Durante la fase delle indagini preliminari, il gip del Tribunale di Lecco aveva respinto la richiesta di incidente probatorio, avanzata dalla difesa, finalizzata a sottoporre Biffi ad accertamenti sulla sua capacità di intendere e volere.

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