«Olimpiadi avanti tutta. I lavori sono confermati»

Le parole rassicuranti della nuova ministra a Varenna. «I Giochi grande opportunità per il miglioramento infrastrutturale».

«Abbiamo bisogno di un’operazione verità, che racconti agli italiani come in tema di infrastrutture non sia possibile lasciare fuori il nostro Paese dall’Europa». Queste le parole della nuova ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, intervenuta ieri mattina a Villa Monastero a Varenna all’ultima giornata del 65° Convegno di studi amministrativi.

Presentatasi come la prima donna che da ministro «si occuperà di cemento e cazzuola», De Micheli è arrivata a Varenna direttamente da Bruxelles, dove ha partecipato a un incontro con i ministri europei dei trasporti. La ministra del governo giallorosso, vicesegretaria del Pd, ha mostrato di avere idee chiare e soprattutto un approccio ben diverso da quello del suo predecessore Danilo Toninelli. Innanzitutto ha espresso l’intenzione di lavorare su un percorso di legislatura della durata di tre anni: «In questo periodo dobbiamo impegnarci per avvicinare il nostro Paese alle migliori pratiche di sviluppo sostenibile anche e soprattutto nel campo delle infrastrutture e dei trasporti. In questo senso le prossime Olimpiadi invernali del 2026 saranno certamente un’occasione importante per portare a termine opere che i territori interessati meritano anche in prospettiva futura. Sto leggendo tutti i dossier, sono state fatte delle scelte strategiche e altre bisognerà farne, ma tutte saranno confermate», ha detto a proposito dei Giochi invernali 2026 di Milano-Cortina e Valtellina. «Sarà - ha continuato - una grande opportunità di miglioramento infrastrutturale». E sempre ieri, a margine del suo intervento al convegno organizzato dal Pd a Monza sui collegamenti regionali, ha aggiunto: «Valuteremo anche un’accelerazione del progetto della Metropolitana 5 a Milano, in previsione anche in questo caso delle Olimpiadi 2026. Nella strategia ambientale dobbiamo puntare sempre più su questi tipi di collegamento, una strategia confermata dal Consiglio dei ministri europeo». De Micheli ha poi spiegato che «ci saranno investimenti della Banca Europea a cui chiederò presto un incontro»

Tornando all’appuntamento di Varenna, per la ministra è fondamentale chiedersi il motivo delle scelte da compiere: «Ragioniamo sulle questioni sul tappeto dimenticandoci spesso il perché. Posto che il modello del secolo scorso non garantisce un progresso sostenibile, dobbiamo tornare alla centralità della persona, tutto il resto rischia di essere ideologico». De Micheli si è poi soffermata sui grandi cambiamenti che la tecnologia ha portato nelle nostre esistenze: «I social hanno modificato di molto l’atteggiamento delle persone di fronte alla vita. Noi dobbiamo cogliere il lato buono di questo nuovo protagonismo per coinvolgere la gente. Oggi più che mai sono necessari ascolto e condivisione, il che non significa rimandare le scelte ma coinvolgere i cittadini. Non dobbiamo avere paura della tecnologia, ma adoperarla in modo intelligente. Possiamo fare grandi cose in campo infrastrutturale senza violentare la natura».

Uno dei punti dolenti della nostra nazione sono le infrastrutture dei singoli territori e anche su questo la ministra ha buone intenzioni: «Va cambiato il modello di governo del territorio. Le nostre città in alcune zone sono invivibili e per ovviare a questo è necessaria una rigenerazione urbana, che coinvolga sia gli edifici privati sia quelli pubblici. Le attuali norme che riguardano l’edilizia e l’urbanistica sono inadeguate, dobbiamo imparare a non consumare più suolo». Infine, non poteva mancare un riferimento alle grandi opere che hanno visto lo scorso governo in grande difficoltà: «Il dato di fondo è che l’Italia non può isolarsi dal resto d’Europa e gli obiettivi che ci si sta ponendo in campo europeo sono altissimi - ha detto ancora -. In questo senso le grandi opere servono a tutti e in particolare ai nostri giovani, che meritano di avere le stesse possibilità dei loro coetanei europei».

Ma come una doccia fredda, arrivano i dati sulle opere iniziate e mai completate, elencate dal presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Sergio Santoro, il quale non ha esitato a definire l’Italia come il «Paese delle opere incompiute». Le opere che restano sospese sono 647, costate 4 miliardi e ne richiedono altri 1,5 di euro, pari a 166 euro per ogni famiglia italiana. È evidente che non c’è solo «la Tav, ma bisogna affrontare il tema nel suo complesso», ha concluso.

I dati dell’Ance

A dar fuoco alle polveri ci ha pensato anche l’Ance, che ha denunciato come in Italia, secondo le sue stime, circa 750 opere infrastrutturali, tra piccole, grandi e medie, per un totale di 62 miliardi di euro, siano bloccate. Il nodo centrale è quello «che non si riescono a spendere i fondi. E questo fatto lo stiamo denunciano da tempo», ha chiarito il presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili, Gabriele Buia. Sul banco degli imputati finisce l’eccesso di burocrazia che sta «rallentando il Paese e impedisce di crescere. Nell’ultimo periodo qualcosa si sta mettendo in moto, ma è chiaro che l’indotto noi ancora non lo percepiamo».n 
R.Son.

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