Odissea sul treno: «È un’indecenza»
La storia L’incredibile storia di sette anziani che domenica hanno viaggiato da Milano a Sondrio, via Bergamo. «A bordo non funzionavano i bagni, abbiamo preteso di scendere a Lecco, ma anche quelli in stazione erano chiusi»
Ha dell’incredibile quanto accaduto ad Hannelore Geggus D’Anisi, 84 anni, origini tedesche ma residente da una vita a Sondrio. Con un gruppo di amici, sette persone fra i 78 e gli 84 anni, era partita due settimane fa per una vacanza ad Ischia, in treno. Il viaggio d’andata in alta velocità era andato a meraviglia, e anche quello di ritorno, domenica, almeno fino a Milano.
Interruzione
Poi è iniziata l’odissea, complice l’interruzione della linea a Monza che ha deviato i treni attraverso Bergamo. Odissea culminata con una fermata prolungata a Lecco, non per un guasto tecnico ma per far scendere sei persone della comitiva a fare la pipì, dato che tutte le toilette del treno erano fuori servizio per mancanza d’acqua. I sei tuttavia non potevano sapere che i bagni della stazione di Lecco erano chiusi. Così, reduci da un viaggio in Frecciarossa, i passeggeri si sono visti costretti ad espletare i bisogni in una piazzola.
«Non è la prima volta che ho vicissitudini con Trenord, però, una faccenda come quella di domenica non mi era mai capitata - dice la signora Hannelore -. E dire che abbiamo fatto un viaggio stupendo in andata e buono anche al ritorno, fino a Milano».
Poi sono iniziate le traversie perché, il treno per Bergamo delle 18.05, prima annunciato su un binario, è stato spostato su un altro, quindi trasbordo in corsa con i valigioni appresso. Poi, una volta saliti, tutto il viaggio in piedi fino a Bergamo «come sardine, perché il treno era strapieno», assicura Hannelore, per la quale, però, il bello - si fa per dire - doveva ancora venire.
«A Bergamo il treno per Lecco-Sondrio - racconta - era zeppo di viaggiatori a sua volta e l’unica nostra amica che è riuscita a salire è rimasta incastrata nelle porte. Se non avessimo forzato noi la porta e strattonato la nostra amica fino a riportarla sulla banchina non so cosa sarebbe successo, perché non abbiamo visto nessuno del personale». Ne è seguita l’attesa del secondo treno diretto a Lecco-Sondrio, giunto 40 minuti dopo. Era tutto vuoto, almeno, solo che nessuno dei servizi igienici a bordo era in funzione.
«Noi non ce la facevamo più - dice la signora Hannelore -, Per prima cosa abbiamo dovuto insistere per farci dare retta dalla capotreno, che era “barricata” nel suo settore dove ci era vietato l’accesso. Abbiamo dovuto bussare e ribussare: a un certo punto ci ha aperto e ci ha detto che il treno si sarebbe fermato a Lecco qualche minuto in più per farci scendere a fare la pipì nei bagni della stazione. Così è stato, solo che i bagni erano lucchettati e i miei amici hanno dovuto arrangiarsi nella prima piazzola appartata che hanno trovato. Io, avendo problemi di deambulazione, non ho potuto scendere ed ho chiesto che mi si aprisse un bagno. Così è stato fatto, era pulitissimo, solo non c’era l’acqua».
Verifiche
«Morale, siamo pure arrivati in ritardo al capolinea a Sondrio, solo per il fatto di permetterci di soddisfare semplici bisogni corporali. Un’indecenza. Pensavo che qualche anno fa, quando ero stata dimenticata sul treno a Sondrio finito in rimessa, si fosse raggiunto il massimo, invece, no, c’era di peggio in vista».
Trenord, da noi contattata, sta effettuando le verifiche del caso, mentre Rete Ferroviaria italiana, cui compete la gestione dei bagni delle stazioni, precisa che «quelli di Lecco sono funzionanti, solo la porta è un po’ dura da aprire e, forse, queste persone non sono riuscite». Nessun cenno ai lucchetti.
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