Mandello Gilardoni, tutti assolti:
il fatto non sussiste
Mandello I maltrattamenti dei dipendenti dell’azienda secondo il giudice del Tribunale di Lecco non sono esistiti
«L’ex direttore del personale ha sempre fatto quel che gli è stato chiesto dalla presidente , protagonista assoluta»
Maltrattamenti alla Gilardoni Raggi X? Per il giudice Martina Beggio “il fatto non sussiste”.
Dopo una lunga camera di consiglio, il giudice del Tribunale di Lecco – in ruolo monocratico - ha sentenziato l’assoluzione per i tre imputati rimasti a giudizio: l’ex direttore del personale Roberto Redaelli, il socio di minoranza Andrea Ascani Orsini e il medico aziendale Maria Papagianni.
Le richieste
Per gli ultimi due, era stato lo stesso pubblico ministero d’udienza, il viceprocuratore onorario Pietro Bassi, nell’udienza di febbraio, a chiedere l’assoluzione, mentre per Redaelli – ritenuto “complice” dell’ex presidente della società mandellese nei presunti maltrattamenti (in realtà si dovrebbe parlare di mobbing, reato che però il nostro Codice penale non prevede) ad almeno una trentina di ex dipendenti – aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi. Le parti civili, dal canto loro, avevano complessivamente chiesto al manager 700mila euro quale provvisionale per il risarcimento del danno. Cosa che – ovviamente – la sentenza assolutoria fa cadere.
Gelo nell’aula penale “grande” del Tribunale cittadino, oggi pomeriggio attorno alle 17, quando il giudice Beggio, dopo una mattinata e parte del primo pomeriggio interamente occupati dall’arringa degli avvocati difensori di Redaelli, Emanuele Maschi nel merito, Carlo Melzi d’Eril sul piano giuridico, è rientrata dalla camera di consiglio: agli addetti ai lavori, è bastato sentire la citazione dell’articolo 530 del Codice di procedure penale per capire. Assoluzione. “Perché il fatto non sussiste”. Le motivazioni entro 90 giorni.
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