Lecco. «Il petrolio
così basso è un problema»
Il greggio sotto i 30 dollari può rallentare gli investimenti con conseguenze sull’indotto
Nel Lecchese lavorano imprese che producono flange e valvole per l’oil & gas, con un migliaio di occupati
Il calo senza fine del prezzo del petrolio a Lecco preoccupa sindacati e imprese dell’oil&gas ma anche della plastica, dalle più grandi e strutturate alle piccole.
Se i big del settore falliscono, come si stima possa accadere alla metà dei produttori americani, o licenziano, ciò metterà un forte freno alle grandi gare internazionali in cui si inseriscono in subappalto tante piccole e medie imprese lecchesi che producono valvole per gli impianti, tubi e raccordi per oleodotti e gasdotti.
Da parte sindacale nei giorni scorsi, per voce del segretario provinciale della Fim Cisl Monza Lecco Giorgio Ciappesoni, «il calo del prezzo del petrolio sta già mettendo in difficoltà tante nostre imprese che producono flange e valvole per l’oil&gas», con evidente preoccupazione per i posti di lavoro. Fra le imprese lecchesi più grandi e internazionalizzate del settore di recente Luciano Sanguineti, il proprietario di “Atv” di Colico, che progetta e produce valvole per impianti di grande profondità, ha espresso preoccupazione per gli effetti che le tensioni geopolitiche e il prezzo del petrolio causeranno sui futuri appalti.
E ora il tema è anche al centro delle preoccupazioni delle piccole imprese, come conferma Mauro Gattinoni, direttore di Api Lecco e responsabile del centro studi associativo. «Non c’è allarme – chiarisce Gattinoni -, ma c’è senz’altro preoccupazione per quello che è un argomento caldo nelle nostre aziende associate. Ricordo – aggiunge Gattinoni – che ora sono fuori mercato gli impianti che ricavano petrolio dalla pulitura delle sabbie, non certo quelli che estraggono dalla falda che avviene a un costo fra i due dollari e due dollari e mezzo a barile».
In Api sono una trentina le aziende associati dell’indotto oil&gas, per circa 1.000 dipendenti. Ad esse si aggiungono 45 imprese della plastica per 1.300 addetti. «Abbiamo interpellato le nostre aziende del settore flange e valvole, fornitrici di raffinerie in Italia e all’estero. Tutte – aggiunge Gattinoni – lavorano per società europee, americane e arabe e sono preoccupate perché un prezzo del petrolio così basso non si era mai visto».
Un prezzo sotto i 30 dollari al barile «di certo – afferma Gattinoni – non rende profittevole l’attivazione di nuovi impianti. Si salvano solo le manutenzioni ordinarie per l’usura degli impianti». Resta il fatto, spiega Gattinoni, che «questo è il momento d’oro per chi ha fatto innovazione su nuove generazioni di impianti estrattivi», con impianti progettati quando magari già il petrolio era sotto i 40 dollari e che ora sono in corso di realizzazione. «Dal progetto alla realizzazione – afferma Gattinoni – i tempi dei grandi impianti sono lunghi, quindi quando il prezzo risalirà per loro il profitto sarà importante, con relativi vantaggi per le imprese dell’indotto».
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