Le case cantoniere
per un nuovo turismo
L’interessante lavoro voluto da Anas e Politecnico. Cosa fare degli edifici di Airuno, Garlate, Abbadia e Dervio sulla 36
Il futuro delle case cantoniere dell’Anas prende forma nel Laboratorio di Restauro del Politecnico a Lecco. Sono stati presentati al Campus di via Previati il percorso e soprattutto i contenuti che hanno portato gli studenti di Ingegneria Edile Architettura a individuare un nuovo uso per quattro di queste strutture, collocate a margine della SS36 ad Airuno, Garlate, Abbadia e Dervio.
Anas, congiuntamente al Ministero delle Infrastrutture, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e all’Agenzia del Demanio, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa ed ha avviato un’iniziativa diffusa su scala nazionale per la valorizzazione del patrimonio pubblico di pregio storico, artistico, paesaggistico a fini turistico-culturali, con l’obiettivo di potenziare lo sviluppo dei territori e di promuovere l’eccellenza italiana (paesaggio, arte, storia, musica, moda, design, industria creativa, innovazione, enogastronomia). Il progetto degli studenti, coordinato dalla titolare del laboratorio, prof.ssa Elisabetta Rosina, e dagli assistenti Alessia Silvetti, Chiara Bonaiti e Francesca Andrulli, riprende gli obiettivi del progetto pilota Anas consistente nell’attivazione e messa in rete di una serie di strutture ricettive - 30 case cantoniere da valorizzare selezionate in base alle caratteristiche ed alla location - a supporto di differenti itinerari e aree geografiche.
Il Laboratorio di Restauro del Corso di Ingegneria Edile Architettura è strettamente collegato con il corso di Restauro Architettonico, la cui titolare, prof.ssa Lionella Scazzosi ha contribuito a sviluppare un progetto anche sui giardini storici delle case, al fine di conservare le essenze, i percorsi, gli usi che in passato hanno permesso di sostenere il consumo famigliare, e nei progetti degli studenti hanno avuto un ruolo chiave per rendere sostenibili gli interventi proposti.
Alla presentazione dei risultati di questo progetto erano presenti anche funzionari Anas (il dirigente dell’Ufficio Ambiente, Territorio, Architettura e Archeologia Giovanni Magarò e la progettista, sempre afferente a questo settore, Tiziana Blasi), il consigliere delegato della Provincia Mauro Galbusera, amministratori comunali e liberi professionisti.
«L’obiettivo didattico era applicare su un caso reale quanto appreso – ha evidenziato la prof. Rosina -, verificando i limiti e le potenzialità nell’ottica della possibile valorizzazione di patrimonio esistente, rendendo familiari agli studenti le procedure di restauro. Le case cantoniere si sono rivelate perfetti casi studio per immaginarne un uso sistematico, legato alle esigenze del territorio».
Con lo studio di materiali, colori, collocazione, si è dunque ragionato sulla riconversione delle quattro strutture.
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