«La vera carità»
Suor Maria Laura
proclamata beata
Chiavenna Celebrazione solenne al campo sportivo
«Perdonava e pregava per chi le procurava la morte»
Ventuno anni fa, la sera di martedì 6 giugno 2000, suor Maria Laura Mainetti rese il suo martirio, la sua testimonianza di fede fino all’effusione del sangue, nel buio di una notte resa ancora più oscura dall’azione malvagia di chi la strappò alla vita in odio proprio alla fede che lei professava. Ieri, alla luce di un giorno che, a dispetto di ogni previsione meteo, è stato illuminato dal sole, la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente il martirio e ha iscritto suor Maria Laura nel numero dei beati.
Un forte vento, con raffiche anche superiori ai 40 km/h, ha sferzato il campo sportivo comunale di Chiavenna, dove erano allestiti gli spazi per la solenne celebrazione eucaristica con il rito di beatificazione, presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Accanto a lui, come concelebranti principali, il vescovo della Diocesi di Como, monsignor Oscar Cantoni, e monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona e originario di Mandello del Lario. Significativa anche la presenza di monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma, diocesi nella quale suor Maria Laura ebbe modo di operare come insegnante ed educatrice. Poi altri nove vescovi lombardi, l’abate cistercense dom Ugo Tagni, originario di Albosaggia, e monsignor Jean-Paul Russeil, vicario generale della Diocesi francese di Poitiers, dove si trova la casa madre di La Puye delle Figlie della Croce, istituto religioso a cui apparteneva la nuova beata.
Centoventi i sacerdoti presenti, diversi dei quali alla guida di gruppi di pellegrini.
Ben 2.500 quelli che hanno potuto raggiungere il luogo della celebrazione nel rispetto delle norme anti-Covid, mentre molti di più si sono collegati alle dirette televisive su diversi canali. Rigorosamente distanziati i posti a sedere, ad occupare buona parte del manto verde del campo e anche gli spalti, dove hanno trovato posto anche una cinquantina di giornalisti e operatori dei media.
Nella sua omelia, il cardinal Semeraro ha tratto spunto da un bigliettino che suor Maria Laura scrisse, in occasione della sua professione religiosa perpetua, per indicare quale grazia domandasse a Dio. «La vera carità», scrisse la beata. «Un’espressione tradizionale - ha spiegato il cardinale - cui ricorse anche San Tommaso per ricordare che consiste nell’amare Dio più di se stessi e il prossimo come se stessi».
Il cardinale, quindi, ha citato diversi testi in cui ricorre il tema della vera carità.
Parlando della nuova beata, il cardinale ha sottolineato come tutti conoscano «l’ora cruciale della sua vita». Ella, «mentre moriva, perdonava e pregava per chi le procurava la morte», ha aggiunto, ricordando che è l’atteggiamento che i credenti chiedono di assumere attraverso la preghiera del “Padre nostro”.
Infine, il cardinale ha posto un interrogativo nato da una testimonianza raccolta nel processo di beatificazione: «Come mai una suora, che vive per tanti anni nel suo ritmo ordinario, arriva a questa autocoscienza di dover pregare per quelli che la uccidono, mentre la uccidono, quasi producendo una fotocopia del Vangelo… sì, come mai?».
E per spiegarlo ha richiamato il proposito che suor Maria Laura fece a diciotto anni, durante una confessione, quando un sacerdote la invitò a fare qualcosa di bello per gli altri. Quindi, ha citato un passaggio dell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” di papa Francesco, in cui si legge che «tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova».
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