«Io vedova, i miei figli orfani: dopo l’omicidio di mio marito lo Stato ci ha dimenticati»
C’è risarcimento e risarcimento. Ce n’è uno morale, come possono esserlo due ergastoli sigillati fino in corte di Cassazione, e ce n’è uno - o quantomeno dovrebbe - di tipo economico, che spesso, soprattutto nei delitti di sangue, resta soltanto impresso in calce a una sentenza.
A Varenna piove, e sembra novembre. Cielo bianchissimo, ciabattoni americani in infradito, lago petrolio. Tira vento di burrasca. «Ho lasciato il telefono al lavoro», sorride Cecilia Castagna Di Giacomo, ma in realtà non importa: 15 anni dopo ci si riconosce ancora, perché per fortuna, alla faccia del tempo, del dolore e della fatica, il volto è lo stesso di quel mese di ottobre del 2009 in cui suo marito Antonio, piccolo imprenditore di Colico, fu freddato con due colpi di pistola alla nuca in un monolocale di via Cinque Giornate, nel pieno del centro storico di Como, senza uno straccio di motivo se non quello (forse) di sottrargli qualche replica d’orologio per la quale sarebbe bastato intimargli di alzare le mani.
La sua, e quella dei suoi tre figli rimasti orfani di padre all’età di 8, 7 e 5 anni, è una storia nera di giustizia abbozzata, sospesa, una storia di risarcimenti ostinatamente negati. Cecilia Castagna è una delle tante vedove della “nera” che non hanno mai visto un centesimo, e che un centesimo non lo vedranno mai. Sentenza alla mano avrebbe dovuto ricevere dai due imputati 600mila euro di risarcimento.
La lunga intervista alla vedova in esclusiva domenica 7 luglio su La Provincia di Lecco
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