«I profughi? Non più di 36»
La Prefettura lo garantisce
Nuovi arrivi? Sì, qualcuno se n’è aggiunto, ma ecco le rassicurazioni. E ieri intanto il sindaco di Abbadia ha fatto visita al centro di accoglienza
Improvvisata l’altra mattina del sindaco di Abbadia, Cristina Bartesaghi, al centro di accoglienza profughi nel centro servizi della Comunità montana del Lario Orientale Valle San Martino.
«Stavano seguendo le lezioni di italiano – racconta il primo cittadino -, ho parlato con loro e poi anche, in paese, con i cittadini che mi hanno manifestato le loro perplessità. Ho rassicurato tutti: lo stesso prefetto di Lecco Liliana Baccari, come ho già detto, ha assicurato attenzione da parte delle forze dell’ordine e un numero comunque contenuto di profughi. Sulla carta me ne risultano ventinove, so che in queste ore ne sono arrivati altri».
Infatti. E in paese si sparavano cifre: «Saranno già una cinquantina alla casa delle miniere», diceva qualcuno. «Ai Piani Resinelli i profughi al centro servizi della Comunità Montana non saranno più di trentasei. Questo è quanto»: ad assicurarlo in maniera ufficiale l’alto funzionario della prefettura, Stefano Simeone, che fa così chiarezza su un a ridda di voci e ipotesi che stavano diventando incontrollabili. Nessuna “invasione”, ma sta di fatto che ai Resinelli non sono contenti lo stesso. Proprio per niente.
Cerca di placare gli animi il sindaco Bartesaghi, che ieri ha toccato con mano questa nuova realtà che, da mercoledì scorso, è prepotentemente salita alla ribalta delle cronache. Increduli ai Piani: «In pieno agosto...ma è uno scherzo?» e il giorno dopo, sull’asfalto, è apparsa la scritta: «Immigrati fuori dai c... ».
«Comprendo il malumore - commenta il sindaco -, ma si tratta di uno stato di emergenza. Poi, come detto, in settembre cercheremo un accordo con la cooperativa “I Girasoli” di Desenzano che gestisce il “Cara” dei Resinelli per impiegare questi ragazzi in lavori socialmente utili. Fermo restando - conclude Cristina Bartesaghi -, che è intenzione di trasferirli, prima dell’inverno, altrove per motivi derivanti, ad esempio, dalla lontananza dai centri sanitari e dalla difficoltà di raggiungerli in caso di neve».
© RIPRODUZIONE RISERVATA