Guasti sulla linea, altre cancellazioni

Ferrovia Giornata di gravi disagi per problemi sia a Milano sia a Tirano, l’esasperazione dei pendolari. Trenord: «Su disposizione di Rfi dobbiamo viaggiare a velocità ridotta, e si perde almeno un quarto d’ora»

Sono continuati per l’intera giornata di ieri i pesanti disagi che lunedì – primo lavorativo dalla ripresa del servizio ferroviario – tanto avevano fatto patire i pendolari di Valtellina e Valchiavenna.

Ancora una volta, causa dei ritardi – che si sono susseguiti, a catena, ora dopo ora – sono stati guasti di infrastruttura in diversi punti della rete, nello specifico a Milano Greco Pirelli (segnalato alle 18.02) e a Tirano (alle 17.50).

Velocità ridotta

Nel primo pomeriggio, Trenord aveva informato che «fra Sondrio e Colico, su disposizione di Rfi, i treni devono viaggiare alla velocità ridotta di 80 km/h, che in due tratti diventa 30 km/h», al posto di quella prevista, che nella tratta varia «fra i 95 e i 135» chilometri orari.

«La riduzione di velocità, imposta dal gestore dell’infrastruttura (Rfi, ndr) in seguito alla riattivazione della linea - spiega Trenord - comporta per le corse un aumento di percorrenza che in alcuni casi può essere anche di 15 minuti, tempi che possono aumentare in caso di difficoltà legate agli incroci su una linea a binario unico».

Dopo i primi rallentamenti del mattino, la situazione è mutata in peggio nel resto della giornata: un avviso delle 16.25, ad esempio, riportava 72 minuti di ritardo per il 2829, partito da Tirano alle 13.08. Il motivo? «Un guasto all’infrastruttura lungo la linea ha rallentato la corsa», hanno spiegato da Trenord, aggiungendo anche che il convoglio «termina il viaggio a Monza».

Proprio questa stazione lombarda è stata al centro di numerose polemiche lunedì, giorno di fuoco – come vi abbiamo raccontato ieri – per i guasti alla stazione di Tresenda che hanno condizionato il funzionamento della linea. Diversi pendolari hanno contattato la nostra redazione per segnalare la situazione, proprio come Alberto Pedroni, chiavennasco, che – tra l’altro – già la mattina aveva avuto problemi con i treni.

Alle 8 di lunedì, infatti, «già mezz’ora di ritardo a causa di un passaggio a livello che non funzionava», ha detto il viaggiatore, diretto a Milano «per una visita medica». Un motivo molto importante, dunque, «tanto che ho dovuto chiamare in ospedale per chiedere la gentilezza di aspettarmi. Altrimenti rischiavo di perdere l’appuntamento».

Ma il peggio è stato al ritorno, «con il treno delle 14.20 per la Valtellina cancellato e quello delle 16.20 uguale, senza spiegazione. Eravamo più di cento, alla fine siamo saliti su un treno diretto a Locarno, per poi fermarci a Monza e da lì riprendere il viaggio per Sondrio». Tra un ritardo e l’altro, il pendolare è giunto a Chiavenna «ben dopo le 19, quando – se fosse andato tutto bene – per le 16.30 avrei dovuto essere già a casa. È stato un incubo, un’odissea. Il servizio è inqualificabile e la situazione non è più tollerabile».

Da Monza

Verso le 19.15 è arrivata a Sondrio, comprensibilmente esausta, anche Paola Pedrazzoli. «Arrivavo già da Roma in ritardo con l’altra velocità, quest’altro disguido proprio non ci voleva». Invece, «uno dopo l’altro, i treni per tornare in Valle cancellati. Con il secondo, tra l’altro, annunciato alle 15.30 e subito dopo soppresso, nonostante il personale mi avesse rassicurato in precedenza sul fatto che ci sarebbe stato».

Una volta compreso che il convoglio sarebbe partito da Monza, «ho preso un taxi, spendendo, di tasca mia, 35 euro. Mi rendo conto che non tutti possono permetterselo. Tra parentesi, i prezzi dei biglietti dei treni da un mese all’altro sono aumentati, così come si sono moltiplicati i disguidi. Non esiste proprio».

E le riflessioni sono presto dette. «La nostra linea ha disagi pazzeschi, bisogna pregare di giungere a destinazione, non è così scontato. Davvero, io spero che si mettano una mano sulla coscienza i responsabili di tutto ciò: stiamo parlando di un servizio essenziale per la nostra provincia, utilizzato da lavoratori, studenti e turisti», aggiunge Pedrazzoli. «Con me c’era una ragazza che doveva dare un esame all’università: ha dovuto chiamare per giustificarsi. È tutto paradossale».

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