Esino, Sopravvissuto ad Auschwitz
Medaglia d’onore a Giuliano Maglia
Tra i destinatari delle ventuno Medaglie d’onore che verranno consegnate dal Prefetto venerdì all’auditorium “Casa dell’economia” di Lecco, in occasione della “Giornata della memoria”, c’è l’unico reduce, 96 anni e mezzo quasi, di Esino, deportato numero 48772.
Il ricordo di quel periodo è ancora molto vivo: «Ho ricevuto la cartolina a 19 anni, la vigilia di Natale del 1941 ed il 6 gennaio sono partito per Spoleto. - racconta con ottima memoria – Facevo parte del 52° Reggimento di fanteria “Cacciatori delle Alpi” e ci hanno mandato in Montenegro. Quando c’è stata la resa delle armi nel ’42 ci hanno preso i tedeschi a Valona, in Albania. Siamo stati caricati sui carri bestiame sprangati. C’era di tutto: soldati, donne, bambini. In Austria, a Vienna, hanno diviso i militari dai civili. Quando siamo partiti, ho detto ai miei compagni: “Se il treno va a sinistra è brutta, se va a destra, va in Italia”. Il treno è andato ad Auschwitz. È stato un brutto inverno, con il vento gelido che fischiava, a -23°. Si dormiva per terra».
Maglia è stato destinato al lavoro: «Ci hanno messi in fila, divisi in tre gruppi. Sono stato uno dei primi chiamati dalle Ss che mi hanno chiesto cosa volevo fare: “Arbeit und brot. Lavoro e pane”, ho detto. Mi hanno mandato nella miniera di carbone, a Katowice. Si lavorava a turni di otto ore, - continua Maglia – dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22. Ero con due operai polacchi che mi davano qualche pezzetto di ciò che avevano loro da mangiare perché a noi non davano nulla, solo una minestra alla sera. Mi aiutavano a sopravvivere».
Il ritorno alla libertà lo ricorda così:
«Una mattina, nel lager, è arrivata gente in borghese ed hanno aperto i cancelli. Ci hanno liberato i russi che ci hanno rispettato e portato a Bratislava, in Cecoslovacchia.
Là – prosegue il reduce – abbiamo dovuto aspettare che rifacessero il ponte sul Danubio perché quello che c’era, era stato bombardato. Hanno fatto un ponte con le barche, lo abbiamo attraversato con il camion e siano arrivati ad Innsbruck dove abbiamo dormito una notte. Con la tradotta poi siamo partiti per il Brennero. Sono arrivato a casa, ad Esino, l’11 settembre 1945».
Un grande temperamento, una grande voglia di lavorare e riprendere la vita gli hanno riportato la serenità dopo quei tristi anni di stenti e sofferenze.n
M. Vas
© RIPRODUZIONE RISERVATA