Dervio, oltre seicento firme contro il forno
Interrogazione anche in Parlamento
Mobilitazione ieri di “Insieme per Dervio”con diversi banchetti per la raccolta
L’onorevole del M5S Giovanni Currò: «Paese troppo piccolo per un impianto del genere»
Con sei punti in varie zone del paese, il gruppo di minoranza “Insieme per Dervio” ha avviato questa mattina una raccolta di firme contro l’idea di realizzare il tempio crematorio.
Del caso si è occupato pure l’onorevole comasco Giovanni Currò di M5S che ha pronta un’interrogazione che presenterà alla Commissione ambiente della Camera ed ha avviato un’interlocuzione diretta con gli uffici ministeriali.
Anche al mercato
Oltre 600 i firmatari della petizione che continuerà martedì al mercato settimanale e con altre occasioni, anche contattando il gruppo all’indirizzo [email protected].
L’iniziativa è parallela a quella promossa su Change.org dal Comitato “No al forno”, che ha quasi raggiunto l’obiettivo delle 500 firme. La minoranza parla di «nuove falsità» dette nella diretta Facebook in cui il sindaco Stefano Cassinelli ha presentato il progetto, sugli espropri dei terreni e la volontà di cremazioni anche di animali: «Erano citati nella relazione condivisa dalla giunta e se le ipotesi sono state abbandonate – afferma il capogruppo Davide Vassena – lo si deve anche al nostro intervento».
L’onorevole Currò afferma, invece: «Mi preme, in seguito alle segnalazioni ricevute, fare chiarezza. Io stesso ritengo quantomeno anomala la previsione di costruire a Dervio un impianto così importante. Il forno andrebbe probabilmente a costituire il futuro centro della cremazione di migliaia di salme provenienti almeno da tutto il territorio provinciale, non può sorgere in un territorio così piccolo, di 2.700 abitanti, e delicato».
Richiesta in ritardo
Il sindaco Cassinelli stigmatizza il comportamento della minoranza sui tempi di richiesta di occupazione del suolo pubblico: «Il capogruppo Vassena l’ha chiesta ieri (venerdì, ndr) quando il regolamento comunale stabilisce che deve essere presentata almeno cinque giorni prima, visti i continui appelli al rispetto dei regolamenti fatti dal gruppo, si poteva inoltrare la domanda nei tempi previsti invece si è cercato di mettere in difficoltà il Comune per scatenare l’ennesima polemica sulla democrazia».
E sulla scelta della petizione, aggiunge: «La minoranza ha scelto di cavalcare la protesta anziché spiegare in un confronto le proprie ragioni».
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