Colico con Sondrio, il comitato per il sì: «Il Comune non può indire il referendum»

Colico

Tema centrale del momento, a Colico, nel dibattito sull’eventuale passaggio alla provincia di Sondrio e la strada per deciderlo: un referendum. «È lo strumento migliore», lo ha detto anche il sottosegretario regionale Mauro Piazza.

«È riconosciuto come persona molto competente e profondo conoscitore delle procedure pubbliche – afferma Francesco Cappelletti, promotore del Comitato “Il bitto sposerà l’agone?” - e sa benissimo che il Comune non può indire il referendum, ma, potrà farlo la Regione se lo riterrà necessario, eventualmente, solo dopo la delibera del consiglio comunale. Le sue dichiarazioni sono condivisibili in linea di principio ma non praticabili secondo la legge vigente. Crediamo negli stessi ideali e valori. È la prima cosa voluta del nostro Comitato quando è stata pensata l’iniziativa ed è la prima richiesta fatta all’amministrazione comunale quando abbiamo presentato il progetto al sindaco».

Il problema, evidenziato anche da Monica Gilardi è sulla materia, che non è di competenza del Comune. «Sia l’atto di indizione che l’eventuale esito sarebbero illegittimi. - sottolinea Cappelletti - L’interlocuzione con il segretario comunale l’ha chiarito. Non contenti abbiamo chiesto pareri terzi ad esperti in diritto amministrativo ed anche loro, con sentenze del Tar del Consiglio di Stato alla mano, hanno confermato quanto ci ha spiegato. Per questo scoglio insormontabile abbiamo trovato la soluzione della petizione che tra l’altro ha un valore più alto, se si vuole, del referendum. Per noi è fondamentale la volontà dei cittadini e per questo abbiamo avviato la petizione popolare, unico strumento possibile per dar voce a ogni colichese».

Nel Comitato ci sono diverse persone con importanti esperienze nell’amministrazione pubblica, sia comunale che in enti sovraccomunali: «Io stesso, come il sottosegretario ben sa, ho trascorso tredici anni in Regione e posso dire di conoscere bene i meccanismi della pubblica amministrazione. - continua Cappelletti - Non mi ergo ad esperto di diritto amministrativo e nemmeno costituzionalista, ma gli anni di esperienza in politica e nell’amministrazione mi hanno insegnato ad affrontare i problemi partendo dallo studio delle norme per trovare soluzioni per raggiungere l’obiettivo prefissato, anche con l’aiuto di esperti dei vari settori. Rimango un po’ sorpreso dalle dichiarazioni di Piazza fatte senza un confronto con il Comitato o con il Comune: gli avremmo fatto leggere le sentenze ed evitato di dar pretesto all’opposizione di strumentalizzare le sue dichiarazioni fatte, senza dubbio, in buona fede».

L’invito a Piazza è ad occuparsi del tema per modificare le leggi e rendere accessibile l’importante strumento del referendum consultivo anche alle amministrazioni comunali.

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