
Colico, le minoranze dicono no al passaggio alla provincia di Sondrio
Colico
No al passaggio con Sondrio. I gruppi di minoranza “Più comunità” con Silvia Paroli ed Enzo Venini, e “Colico di tutti” con Guido Plazzotta e Raffaele Grega, sono molto critici con il comitato per il passaggio di Colico dalla provincia di Lecco a quella di Sondrio.
I quattro consiglieri non condividono «la raccolta firme, così frettolosa e senza lasciare il tempo alla gente per informarsi e riflettere, appare a questo punto strumentale - rimarcano -. Per questi motivi, non possiamo che essere molto dubbiosi e faremo di tutto per promuovere altre analisi indipendenti ed approfondite e un’adeguata informazione alla cittadinanza. Il nostro impegno sarà massimo, data l’importanza della questione, ed agiremo sia con azioni istituzionali, in virtù del ruolo di consiglieri comunali, sia con azioni di divulgazione, per una scelta consapevole»
Quanto all’incontro organizzato dal comitato promotore del passaggio di Colico a Sondrio: «Innanzitutto, l’evento è parso da subito poco limpido, visto che i membri del comitato non si sono presentati: chiedono un importante cambiamento nella vita politico amministrativa di Colico, senza nemmeno sostenerlo apertamente alla luce del sole. Già questo sarebbe sufficiente per diffidare - sottolineano le due minoranze -. Non sono stati indicati i componenti nemmeno su esplicita richiesta del consigliere Silvia Paroli, alla quale Stefano Fontanive e Francesco Cappelletti, unici due componenti fino a quel momento conosciuti, hanno risposto con numerosi giri di parole, appellandosi alla privacy e alla fine, con un’uscita che ha lasciato tutti esterrefatti: “siamo quattro scappati di casa”. A quel punto, visto il brusio in sala e la situazione ambigua ed imbarazzante, si è alzato dal pubblico Ugo Parolo, già sindaco di Colico, dichiarando la sua appartenenza al comitato. Nessuno degli altri membri ha fatto lo stesso».
Lo stesso Parolo ha ribadito più volte che la proposta «di cambiare provincia non fosse una questione politica. La sua stessa presenza attiva conferma il contrario. A nostro avviso non c’è nulla di male se dietro a delle iniziative ci sia la politica, ma volerlo negare genera sospetto - fanno notare le minoranze -. Ci chiediamo quindi, perché questa ambiguità? Perché non dichiarare che questa iniziativa parte da un gruppo politico? E perché gli altri componenti non sono usciti allo scoperto? Inquietante è apparsa la grande rapidità con cui il comitato promotore vorrebbe portare avanti e concludere l’iter, nonché gli appoggi ad alto livello, compreso, a detta dal comitato organizzatore, il favore del Ministro dell’Economia e delle Finanze. È stato affermato che questa “è un’opportunità storica, perché oggi ci sono le condizioni in Regione e in Parlamento per concludere questa procedura”. Ma allora è già tutto deciso? Basta creare consenso popolare con una ricerca commissionata ad hoc, e il gioco è fatto?».
Una scelta importante che richiederebbe studi che valutino i pro e i contro «e non solo i presunti vantaggi, la ricerca presentata, siglata da Magda Antonioli, seppur utile, non basta. Ad esempio, gran parte della serata è stata incentrata sul turismo, ma sono stati presentati solo i vantaggi, senza nulla dire degli svantaggi, come l’impossibilità di utilizzare il marchio “Lago di Como” e di beneficiare delle attività di promozione turistica nazionali ed internazionali ad esso collegate. Questo dimostra che quella ricerca non è completa e necessita di altre integrazioni», puntualizzano i consiglieri di “Più comunità” e “Colico di tutti”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA