Colico, Grande Guerra, i cent’anni al Forte
per non dimenticare
Ieri la commemorazione con le autorità
Monsignor Merisi ha celebrato la messa sulla piazza
«Oggi lodiamo il sacrificio di chi ha donato la vita»
“Gli eroi si accettano o si rifiutano, non si spiegano e per conto nostro ci ostineremo sempre a non rifiutarli”.
Gli Alpini hanno scelto una frase di Eugenio Montale per ricordare i cento anni dalla fine della Grande guerra celebrati al Forte Montecchio Nord, costruito per la guerra ma mai utilizzato allo scopo.
Verrà posata una lapide
Ed all’interno del Forte, dopo avere ricevuto le indicazioni dalla Soprintendenza verrà collocata la lapide inaugurata nella intensa giornata della memoria.
Sul tetto, l’alzabandiera ha aperto la cerimonia con la batteria corrazzata che ha alzato i cannoni verso l’alto, salutata dai colpi a salve.Sulla piazza d’armi la messa celebrata da monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo emerito di Lodi: «Lodiamo il sacrificio di chi ha donato la vita. - ha detto nell’omelia - L’impegno di educazione alla cittadinanza, al rispetto della legge che chiede partecipazione, solidarietà e rifiuto della violenza, anche verbale vanno costruiti per tempo, negli oratori e nelle scuole. Pace, solidarietà, dialogo, ascolto si esprimono negli Alpini sugli esempi di don Carlo Gnocchi e Teresio Olivelli».
Molte le autorità presenti: l’onorevole Ugo Parolo, il consigliere regionale Gigliola Spelzini, il presidente provinciale Flavio Polano, il presidente del Museo della Guerra bianca in Adamello Walter Belotti, le autorità militari, rappresentanti delle associazioni d’arma e combattentistiche ed i sindaci di Colico, Dorio e Cercino.
Una presenza scarsa quest’ultima, unica pecca della commemorazione che ha visto partecipare una settantina di gagliardetti dei gruppi alpini, i labari di Regione, Provincia e delle sezioni Ana di Colico, Lecco, Como e Valtellina con i loro presidenti. Luigi Bernardi, a capo della sezione colichese, ha ricordato come i cannoni abbiano sparato sono cinque colpi, andati peraltro a vuoto, nel 1945, sulla colonna dei tedeschi in ritirata e sette colpi in occasione del funerale del partigiano Mina, il colichese Leopoldo Scalcini. «La storia ci ha fatto pensare che fosse il luogo più adatto per ricordare i caduti», ha detto Bernardi. «Noi cerchiamo di far vivere le parole scritte sulla colonna mozza dell’Ortigara, “Per non dimenticare”», ha ricordato Belotti, presidente del Museo di cui fa parte anche il Forte.
Non è mancato nemmeno il Prefetto Liliana Baccari che ha affermato: «La vostra è stata una gloriosa epopea nei valori più genuini della vita militare e nella tradizione della gente di montagna».La giornata è proseguita nel pomeriggio all’auditorium con il convegno sulla Grande guerra per chiudersi al Forte con lo spettacolo “Se una notte... in trincea” e un concerto con la partecipazione a sorpresa di Davide va de Sfroos.
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