Colico, cocaina nei pantaloni e nei calzini
Imprenditore agli arresti domiciliari
Già sottoposto all’obbligo di firma, durante un controllo dell’Arma aveva la droga con sè In aula ne ha giustificato l’uso per lenire il dolore, è invalido. «E il bilancino serve per lavoro»
Aveva la cocaina nascosta in una tasca della giacca della tuta, nei calzini e, contenuta in un portarullino fotografico di plastica, persino nel cavallo dei pantaloni. Così è stato arrestato.
È comparso ieri mattina in Tribunale a Lecco, davanti al giudice Giulia Barazzetta, per l’udienza di convalida dell’arresto, Giuseppe Rusconi, 57 anni, imprenditore di Colico, fermato sabato dai carabinieri nel corso di un normale controllo e accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Comportamento strano
Stando a quanto emerso durante l’udienza, l’uomo, assistito di fiducia dall’avvocato Tiziana Bettega del Foro di Lecco, avrebbe tenuto un comportamento anomalo mentre, alla guida della sua auto, aveva incrociato, in viale Padania, la pattuglia dei militari dell’Arma. I quali, riconoscendo l’auto e sapendo che l’uomo era sottoposto alla misura dell’obbligo di firma in caserma per via di un arresto, per detenzione di stupefacenti, eseguito lo scorso 8 gennaio dai colleghi di Delebio, lo hanno fermato. Negativa la perquisizione dell’auto, i carabinieri hanno proceduto con quella personale, rinvenendo complessivi 37 grammi di cocaina nascosti nella tasca della tuta, in un calzino e nel cavallo dei pantaloni.
Il successivo controllo nell’abitazione e nell’attività dell’uomo, proprietario di un maneggio ben avviato con una trentina di cavalli, ha permesso ai militari di rinvenire altri porta-rullino fotografici “sporchi” di una sostanza bianca e un bilancino di precisione, pure “impolverato”. Le sostanze sono tutte state sottoposte al narcotest, che è risultato positivo.
Rusconi, che si muove con le stampelle per via di una protesi a una gamba, amputata tempo fa, ha ammesso davanti al giudice di far uso di cocaina per cercare di alleviare il dolore all’arto. Ma di non aver mai spacciato. La droga, ha precisato, è per solo uso personale. Una tesi ribadita in aula anche dal suo avvocato, che ha chiesto di eseguire specifici esami sulle sostanze rinvenute, spiegando come il bilancino di precisione sia utilizzato dal suo assistito per pesare il vermifugo che viene somministrato ai cavalli. Una tesi che lo stesso Rusconi ha ribadito: il bilancino – ha detto – l’ha sì utilizzato anche per pesare la sostanza stupefacente, per non eccederne nell’uso, ma anche – e soprattutto – è uno strumento di lavoro.
La difesa
Il pubblico ministero d’udienza Mattia Mascaro ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia del colichese in carcere, l’avvocato Bettega una misura attenuata, come l’obbligo di firma o gli arresti domiciliari con la possibilità – però – di accompagnare i figli minorenni a scuola.
Dopo una breve camera di consiglio, il giudice ha convalidato l’arresto, ritenendone sussistente la legittimità per l’ipotesi di reato di spaccio. In virtù di quelli che ha valutato gravi indizi di colpevolezza e delle giustificazioni fornite ritenute solo in parte ragionevoli, il giudice, vistele condizioni di salute del colichese, ha disposto gli arresti domiciliari, ma con il divieto assoluto di comunicazione con l’esterno, anche via telefono o social network. Disponendo, come richiesto dalla difesa, una perizia tossicologica sulla sostanza rinvenuta (il perito giurerà il prossimo 10 marzo), l’udienza è stata inviata all’11 maggio.
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