Colico, chiuso il bar del circolo Acli
Entravano anche i non soci
Disposto il divieto dopo un’ispezione di polizia locale e carabinieri
Non avrebbe potuto aprire al pubblico, i gestori hanno chiesto più tempo
Disposta la temporanea chiusura dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande al Circolo Acli di Villatico.
In parole semplici il circolo privato funzionava da bar aperto al pubblico e, secondo le normative vigenti, non poteva farlo, dovendo riservare i servizi ai soli soci.
Diverse infrazioni
L’ordinanza è stata notificata dalla polizia locale ma il bar è rimasto aperto poiché la gestione ha prodotto un’istanza urgente con la quale chiede tempo per adeguarsi alla normativa.
Il provvedimento è scaturito a seguito di una ispezione fatta in modo congiunto da carabinieri e polizia locale il 25 gennaio scorso quando appunto è stato appurato che l’ingresso dalla piazza era aperto al pubblico, senza controllo su chi aveva accesso, anche dall’esterno era evidente che si trattasse di un bar per la presenza del bancone, di tavoli (presenti anche all’esterno) e persino del biliardo.
Durante il controllo è stata riscontrata la presenza di trenta persone, di cui venti dichiaratamente non soci, mentre per gli altri non è stato possibile verificare, per l’assenza dell’apposito registro. Altro rilievo, la presenza esterna di un’insegna apposta sul muro.
Tutto ciò ha fatto concludere che si trattasse di un pubblico esercizio e non di circolo privato come doveva essere, privo tra l’altro della sorvegliabilità, ossia del controllo all’ingresso.
«C’è stato il controllo – dice la presidente del circolo Adriana Emanuele – a seguito delle lamentele di un po’ di vicini. Hanno trovato persone che non avevano la tessera Acli che non si poteva fare però perché il tesseramento era chiuso. Ci hanno detto che dovevamo avere una anti porta per controllare chi entrava, una cosa impossibile da fare per noi. Abbiamo chiesto di tenere aperto fino al 31 marzo, poi chiudiamo. Le Acli non danno più la licenza poiché è cambiato lo statuto. Con il gestore, che è mio marito, abbiamo deciso di aprire un bar da un’altra parte. Ringraziamo il Comune se ci darà la possibilità di tenere aperto fino a quando non potremo andare dall’altra parte».
Il comandante della polizia locale Edoardo Di Cesare conferma: «Manca il requisito della sorvegliabilità, essendo un circolo privato, secondo la normativa del 1994, quindi l’attività veniva esercitata con le caratteristiche di pubblico esercizio. Inoltre l’attività interna non deve essere vedersi da fuori. Il regime fiscale, poi, e le autorizzazioni sono differenti, ci sono agevolazioni per il circolo proprio perché non è un bar».
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