Caso Cbs, chiesto un anno per Micheli. Ma per la Procura non c’è stato dolo
Abbadia Al centro i lavori al Cortile delle Botti e dei Sassi di via Ghislanzoni a Lecco. Accuse alleggerite da bancarotta con distrazione di risorse a semplice fallimento
Chiesta la condanna a un anno per l’imprenditore edile di Abbadia e vice presidente della Provincia, Mattia Micheli. Questo quanto avanzato ieri dal sostituto procuratore Chiara di Francesco, nel processo scaturito dal fallimento dell’azienda Cbs Srl, di cui Micheli è stato fino al 2016 legale rappresentante. Previa riqualificazione del capo d’accusa da bancarotta con distrazione di risorse a bancarotta semplice.
La difesa
Una linea respinta dall’avvocato difensore Marcello Elia, secondo cui il proprio assistito andrebbe invece assolto, mentre il legale Davide Brambilla in rappresentanza del fallimento costituitosi parte civile, ha richiesto la condanna per l’originario capo di imputazione e un risarcimento danni per 170mila euro. Al centro della vicenda, che avrà il suo epilogo giudiziario, almeno in primo grado, il prossimo 20 ottobre, la riqualificazione dello storico Cortile delle Botti e dei Sassi di via Ghislanzoni a Lecco. A Micheli era stata inizialmente imputata una supposta distrazione di poco più di 170mila euro dalle casse della Cbs, azienda creata per l’occasione e poi fallita, pagati in favore dell’impresa edile Micheli, società della stessa famiglia del vice presidente della Provincia.
Il terreno
Distrazione che sarebbe avvenuta attraverso l’acquisizione di un terreno con un valore di mercato considerato dall’accusa inferiore a quanto pagato e che sarebbe stato poi destinato al Comune di Lecco a compensazione di un cambio di destinazione d’uso. «Il problema - ha spiegato Di Francesco nella sua requisitoria - è che questo pagamento è avvenuto in mancanza di un contratto, in un momento in cui il terreno era ancora di proprietà di una terza società, la Soluzioni Immobiliari, che fa riferimento alla madre dell’imputato. Un terreno che dopo il fallimento sarà venduto per 2mila euro».
Per la Procura, però, non c’è stato dolo: «Si tratta di una vicenda che vede un intreccio fra tre società riconducibili alla famiglia Micheli e in effetti l’interlocuzione con il Comune di Lecco era stata avviata. Non c’è stato quindi dolo, ma è stata un’operazione gravemente imprudente».
Chiesta l’assoluzione
Lettura non condivisa dall’avvocato di parte civile Brambilla: «Non serve un nesso diretto fra condotta e fallimento, ma c’è stato un danneggiamento dei creditori in un momento in cui la situazione finanziaria della Cbs era già difficile in quanto il flusso di cassa era negativo. Perché un pagamento di 170mila euro a fronte di una richiesta del Comune di Lecco di soli 57mila euro? E perché pagare quella cifra un terreno che valeva al massimo 15mila euro».
La difesa ha invece chiesto l’assoluzione: «Il nodo di questo processo è se questa operazione è pertinente all’oggetto sociale dell’impresa. Con quei soldi Micheli ha pagato un debito e comprato un terreno, quindi lo è. Non possiamo dimenticare che Cbs aveva un debito verso l’impresa Micheli. Infine lo stesso Comune di Lecco aveva individuato quel terreno perché di grande interesse».
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