Batterie al litio
con una nuova carica
La Seval di Colico studia un processo per il recupero delle materie prime presenti nei dispositivi. Roberto Ardenghi: «Se la sperimentazione andrà a buon fine saremo i primi nel mondo ad avviare questo riciclo»
Potrebbe essere made in Colico il primo impianto in grado di smaltire le batterie al litio, recuperando da esse materie prime da riciclare. A studiare il progetto, ottenendo anche un cofinanziamento da parte dell’Unione Europea è la Seval (Società elettrica valtellinese) dell’imprenditore Roberto Ardenghi.
Il gruppo occupa 300 dipendenti con un fatturato di 50 milioni di euro: «Ho preso in mano questa azienda nel 1989 dopo aver lasciato l’Enel. – spiega il 75enne imprenditore colichese – Non avevo risorse economiche, ma grazie al sostegno della banche del territorio, ci siamo messi a costruire elettrodotti. La difficoltà maggiore è sempre stata, all’inizio come oggi, quella di trovare personale specializzato. Insieme alla burocrazia è ciò che ci impedisce di fare di più e più velocemente». La Seval a Colico si occupa del recupero di apparecchiature elettrodomestiche e ha i magazzini per la costruzione di elettrodotti, un mercato quest’ultimo che in Italia riguarda soprattutto le manutenzioni mentre è in grande evoluzione in Sud America e Africa. Seval ha infatti una succursale locale a Bogotà in Colombia ed è presente in Messico ed Etiopia. Stabilimenti per il recupero di apparecchiature elettronica sono attivi anche a Potenza e Isernia, mentre per quanto riguarda l’energia Seval ha un impianto fotovoltaico già attivo in Calabria, mentre in Sardegna ce ne è uno già autorizzato e un secondo in via autorizzazione.
Come detto, la prossima frontiera sarà lo smaltimento delle batterie al litio: «Se la sperimentazione andrà a buon fine – spiega Ardenghi – saremo i primi nel mondo a fare questo tipo di recupero, anche se ci vorrà qualche anno per avere un ritorno economico. Il mercato non è ancora pronto, ma noi cerchiamo di anticipare i tempi. A oggi infatti le batterie al litio molto grandi non vengono buttate ma sono comunque ancora riutilizzate anche se con una capacità minore. Le altre finiscono quasi tutte in Francia dove sono bruciate in un forno, con un costo elevato. Ma tra 15 anni, quando avremo realizzato batterie di accumulo efficienti, di grande quantità e a costo contenuto, il petrolio sarà sostanzialmente sostituito. Avremo quindi il grande problema dello smaltimento di queste batterie».
Il progetto di sperimentazione della Seval sarà realizzato in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma: «Abbiamo ottenuto dall’Unione Europea un cofinanziamento a fondo perso di 1,2 milioni di euro, due terzi per l’università e un terzo a noi. Noi avremo altri costi aggiuntivi, ma li consideriamo un investimento. Dieci giorni dopo aver vinto il bando è arrivato il 30% del finanziamento europeo, mentre attendiamo di avere l’autorizzazione dalla Regione per far partire l’impianto per la sperimentazione pratica».
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