Addio a don Ambrogio Balatti : «Aveva un grande cuore e una fine intelligenza»

«Don Ambrogio è stato chiamato dal Padre alla pienezza della vita in un giorno speciale, in una data molto significativa per noi cristiani, quella in cui la Chiesa festeggia tutti i Santi e manifesta la sua gioia per tanti nostri fratelli e sorelle che godono già della visione di Dio e partecipano dei suoi beni».

Così il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, lunedì mattina della chiesa del Sacro Cuore ha ricordato don Ambrogio Balatti, classe 1940, mandellese, originario proprio della parrocchia Sacro Cuore, ordinato sacerdote dal vescovo Felice Bonomini il 28 giugno 1964 e subito destinato a Cadorago quale vicario parrocchiale. Dopo dieci anni. Nel 1994 fu nominato arciprete di Chiavenna, incarico che mantenne fino alla nascita della comunità pastorale, nell’estate 2016.

Prelato d’onore con il titolo di monsignore dal 27 giugno 1991, don Balatti fu testimone dell’instancabile opera di carità della beata suor Maria Laura Mainetti, superiora della Congregazione delle figlie della Croce, uccisa con 19 coltellate da tre ragazze per un rito satanico la sera del 6 giugno 2000 e beatificata nel 2021.

«E così ad accompagnare il santo viaggio di purificazione di don Ambrogio, in vista di essere accolto nella Gerusalemme celeste, dove godere della gioia di Dio, nella gloria dei santi e dei beati, certamente si è interposta la nostra beata suor Maria Laura - ha proseguito il vescovo Cantoni durante l’omelia - a cui don Ambrogio era strettamente legato e che quotidianamente invocava, perché il suo martirio l’ha direttamente coinvolto in prima persona, tanto che questa drammatica esperienza ha prodotto in lui un arricchimento particolarmente significativo del suo ministero di pastore».

Si commuoveva profondamente, don Ambrogio, fino alle lacrime, parlando di suor Maria Laura Mainetti e ricordava con ammirazione il suo tratto di bontà e di tenerezza nei confronti di tutti, in particolare dei giovani e dei poveri. Ne esaltava le sue molteplici virtù, ammirato dal suo gesto di perdono, che le ha consentito di affrontare il martirio con animo sereno.

«Sappiamo bene che la mitezza può essere interpretata dalla mentalità odierna come un segno di debolezza o di mancanza di coraggio - ha proseguito il cardinale Cantoni -. Essa è piuttosto frutto di un lento e non comune cammino ascetico, che permette di esercitare in sommo grado la pazienza e non si lascia condizionare dalle reazioni negative di quanti vorrebbero prevalere con ogni mezzo. Caro don Ambrogio: ti ringrazio per il tanto bene che hai distribuito lungo il tuo lungo e fecondo ministero, con il quale hai onorato la nostra diocesi».

Al termine del rito eucaristico è stato don Vittorio Bianchi, ordinato sacerdote con l’amico e concittadino don Ambrogio, a ricordarlo.

«Era il mio riferimento costante specie a livello teologico ed era un uomo saggio e mite. Da lui tutti trovavano una porta aperta e negli ultimi tempi della sua vita terrena ha anche saputo accogliere la solidarietà umana. Aveva un grande cuore e una fine intelligenza».

Un ricordo sentito anche da monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona, mandellese; mentre Luca Della Bitta, sindaco di Chiavenna, presente accanto al sindaco di Mandello Riccardo Fasoli, ha sottolineato la capacità di ascolto e di discrezione, di don Balatti.

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