
Ad Abbadia una serata sul lupo: «È fondamentale per l’ecosistema»
Abbadia Lariana
Il lupo non è portatore di morte, è un predatore fondamentale per mantenere l’ecosistema in equilibrio, per il contenimento degli ungulati, e sul nostro territorio anche di mufloni. Ungulati che distruggono la vegetazione, fiori e arbusti e tolgono cibo ad insetti e farfalle. E senza quest’ultimi va in tilt l’intero sistema, considerata l’importanza delle api e del loro lavoro di impollinazione.
Vincenzo Perin, autore del libro “Come l’acqua il lupo” giovedì sera è stato protagonista della serata “Il ritorno del lupo sulle montagne del lago di Como e delle Alpi centrali” nella sala civica don Gnocchi in via Nazionale.
Molti i presenti, a fare gli onori di casa l’associazione “Tartufai lariani” guidata da Ezio Gualandi, che ha organizzato l’incontro con il patrocinio del Comune, presente il sindaco Roberto Azzoni.
Tra gli inviti quello a non credere a video e immagini che affollano i social con cani che il più delle volte vengono fatti passare per lupi, generando paura. «Attenzione ci sono parecchie razze canine che assomigliano molto ai lupi, troppe volte si scambia il lupo cecoslovacco per un vero lupo ma è un cane - ha rimarcato Perin -. Si devono sempre guardare molto bene le immagini, il lupo ha le orecchie triangolari, arrotondate, erette e più corte che nel cane, e la sua coda anche se alta non assume mai la forma a falcetto, è sempre dritta».
In poche parole basta “fake news” sui lupi, che sono talmente pochi che viene da chiedersi come si faccia a vederli ormai ovunque, e basta gridare “al lupo al lupo”, ma è sempre più necessario imparare a conviverci nel rispetto del ruolo di ciascuno.
Sul territorio tra Lecco e Como è presente una famiglia nella zona della Val Cavargna e Val Colla, e un’altra sul Triangolo lariano. Lupi transfrontalieri che si muovono tra i Grigioni, il Canton Ticino e Como. A maggio solitamente nascono i cuccioli ma ne sopravvivono pochi, la mortalità è del 70%.
A detta di Perin il lupo caduto recentemente nei Navigli potrebbe essere uno della famiglia del Triangolo lariano, considerato che camminano parecchio, anche 60 chilometri per notte, e che scendendo dalla montagna potrebbe essere arrivato a Tavernerio, a Erba o Civate e da lì verso i Navigli.
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