68enne morto nel lago, spaventato non è riuscito a restare a galla. Simonetti: «Con Lario Sicuro facciamo prevenzione»

L’ennesima tragedia nel Lario riporta d’attualità il tema della sicurezza sulle sponde lecchesi

E’ morto annegato, dopo essere andato in difficoltà nelle acque del Lario all’altezza di Valbrona, poco distante dal Moregallo di Mandello. Si sarebbe spaventato, ingurgitando acqua senza più riuscire a tornare a galla.

E’ questa la ricostruzione del medico legale dell’ospedale Sant’Anna di Como, Giovanni Scola, che nella giornata di oggi – su mandato della procura cittadina – ha effettuato l’esame autoptico sul corpo di Raul Victor Javier Hinostroza, peruviano residente stabilmente a Milano, 68 anni. L’uomo è stato ripescato a tre metri di profondità ed è morto appena giunto all’ospedale Manzoni di Lecco. Nonostante i soccorsi immediati coordinati dall’operazione “Lario sicuro” non c’è stato nulla da fare.

Il lago non perdona e negli ultimi anni a rimetterci la vita, sub a parte, sono stati soprattutto stranieri, ed in particolare sudamericani e africani, che con molta probabilità non hanno la percezione dei pericoli del lago, in alcuni casi in quanto abituati al mare. Discorso diverso quello del tedesco Tim Fraedrich, il manager di 51 anni annegato pochi giorni fa davanti agli occhi di moglie e figli in zona Dongo, per soccorrere uno dei suoi ragazzi in difficoltà in acqua.

«Da anni è attivo “Lario sicuro” ovvero il coordinamento delle forze dell’ordine e dei soccorsi - spiega Stefano Simonetti, consigliere provinciale delegato alla polizia provinciale -, le spiagge sono numerate e c’è la cartografia di tutta la costiera che permette di intervenire celermente».

Senza entrare nello specifico del caso di Valbrona, spesso c’è chi entra in acqua senza saper nuotare, e senza salvagente o giubbetto che permette di stare a galla. «Non ci si deve mai allontanare troppo dalla riva, e non si deve andare in luoghi isolati - prosegue Simonetti -, c’è anche chi entra subito dopo aver mangiato con il rischio di una congestione».

E se i bagnanti vanno incontro a rischi, non da meno i diportisti «e in questo caso ribadisco che non ci si mette a condurre un’imbarcazione se si è bevuto alcolici - rimarca il consigliere provinciale -. I surfisti non devono intralciare le rotte delle imbarcazioni o di chi nuota e devono avere anche loro sempre il giubbetto di sicurezza. Quanto ai sub ci vuole necessariamente il pallone che indica la presenza, ed è bene fare immersioni in base alle proprie capacità senza voler dimostrare niente a nessuno».

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