Valmadrera: Silea annuncia ulteriori studi sull’impatto dell’inceneritore

La società Silea Spa vuole continuare a vederci chiaro: sul fronte della salute pubblica ci sarà un ulteriore sviluppo dell’indagine epidemiologica (cioè, delle ricadute dei fumi in termini di malattie nell’area circostante l’inceneritore di Valmadrera) che si era conclusa con la presentazione dei primi dati nel 2018.

La presidente di Silea, Francesca Rota, ora anzitutto riferisce l’esito degli «approfondimenti recenti, condotti da Ats Brianza sull’insorgenza dei tumori al fegato su cui lo scorso anno, col consiglio comunale di Valmadrera, ci eravamo impegnati a richiedere chiarimenti. La risposta - fa sapere Rota - è che il picco emerso durante la prima indagine epidemiologica non ha correlazione con eventuali fenomeni di inquinamento da combustione, cioè l’attività del nostro termovalorizzatore, mentre è da ricondursi al virus Hcv», che determina l’epatite C. Ad ogni modo, Silea non si fermerà qui. «Abbiamo sollecitato la prosecuzione degli studi epidemiologici - annuncia Rota - Da parte di Ats Brianza ci è stato anzitutto chiarito che, a causa del Covid, non potranno essere ritenuti utili ai fini delle indagini gli anni di pandemia, mentre gli studi potranno riprendere con i numeri raccolti dal 2022 in poi. Inoltre, poiché Ats è l’ente preposto alla tutela della salute pubblica, va individuato un esperto esterno che elabori la proposta e il programma del nuovo studio».

Silea ha scelto Ennio Cadum, già tra gli esperti dell’indagine avviata nel 2016. «A fianco del Comitato scientifico che già Silea ha - ha aggiunto la presidente - si creerà un comitato specifico di approfondimento». Nel territorio circostante l’inceneritore dei rifiuti, il rischio peggiore emerso dall’indagine 2016-2018 era di ammalarsi di tumore al fegato, con una percentuale del 75% superiore a quanto la stessa Ats Brianza si sarebbe attesa; così, nelle aree dove si suppone che i fumi emessi da forno abbiano la ricaduta medio-alta, l’indice detto di “hazard ratio” nelle donne risultava dell’1,75 che però si impennava a 2,57 – e al 2,22 per gli uomini - nelle aree di ricaduta maggiore. Per quanto riguarda il tumore al polmone, per le donne emergeva il 13% circa di rischio in più rispetto alle attese nelle zone ad alta ricaduta. Sempre le donne, e solo nella zona ad elevata ricaduta, sembrava avessero il 22% in più di rischio per il sarcoma non-Hedgkin, ritenuto indicativo per le emissioni inquinanti. Quanto alla mappa della ricaduta dei fumi, l’esposizione più alta è stata localizzata a Valmadrera; quella media è alle spalle del centro città, verso (e oltre) San Tomaso. Ennio Cadum, che dovrà indicare come proseguire gli approfondimenti, è specializzato in Epidemiologia all’Università di Torino; dal 2000 al 2018 è stato direttore del dipartimento di Epidemiologia Ambientale dell’Arpa Piemonte; ora è docente a contratto dell’università e del Politecnico di Torino e membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (Isde Italia), oltre che membro del comitato scientifico dell’Associazione Pro Natura Torino.

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