Valmadrera: l’eredità che divide il Comune

Il Comune si è ritrovato nominato nel testamento di un concittadino che gli ha lasciato la propria abitazione, a patto che la moglie possa avere la priorità d’ingresso nella casa di riposo “Opera pia Magistris”, che è appunto comunale. La questione divide maggioranza e opposizione

Il Comune fa l’ereditiere: si è ritrovato nominato nel testamento di un concittadino che gli ha lasciato la propria abitazione, situata in vicolo del Portico, nel pieno centro storico di Valmadrera, a patto che la moglie possa avere la priorità d’ingresso nella casa di riposo “Opera pia Magistris”, che è appunto comunale.

La situazione, sicuramente non usuale, ha richiesto tempo per riflettere, acquisire pareri legali e perizie: insomma, se n’è andato così pressoché un intero anno e adesso, in base alle normative, bisogna correre per arrivare entro il termine di legge a prendere o lasciare. L’orientamento finale dell’amministrazione è quella di accettare il lascito. Tra le motivazioni, secondo l’assessore comunale al Bilancio Martina Dell’Oro, c’è il fatto che «anzitutto, qualora non accettassimo di arricchire il patrimonio comunale con un bene di tale tipo, corredato da questa perizia di stima e con queste caratteristiche, rischieremmo di dover fornire poi motivazioni serie alla Corte dei conti. Naturalmente, il Comune è tenuto a fare l’interesse collettivo. Inoltre, il lascito è vincolato alla priorità nell’ingresso in casa di riposo del congiunto, ma non a integrare la retta, quindi non c’è alcun esborso prevedibile da parte del Comune, in via di principio, da questo punto di vista. Anche qualora le condizioni del coniuge si aggravassero al punto che la nostra Rsa non fosse più sufficiente, il Comune dovrà solo indicare una struttura adatta, sempre senza alcun obbligo di compartecipazione economica all’inserimento».

La situazione non manca di creare tuttavia perplessità: da un lato, per l’evidente pericolo di determinare un precedente o fare disparità di trattamento tra i cittadini che dispongono di proprietà da lasciare al Comune e chi invece non ne ha. Inoltre, entra in gioco proprio il bene stesso: «È un’abitazione in condizioni definite dalla perizia “mediocri” - evidenziano dai banchi dell’opposizione politica i consigli Mauro Dell’Oro e Alberto Locatelli -. Inoltre, il Comune provvederà sicuramente a inserire l’immobile nell’elenco delle proprietà da vendere, ma non è il suo mestiere quello dell’immobiliarista. Per giunta, tra voler vendere e riuscirci c’è una notevole differenza. La collocazione non è sicuramente tra le più appetibili. Il rischio - secondo i consiglieri - è che, se passerà del tempo, potranno ricadere sulla collettività i costi delle eventuali manutenzioni. Il valore in termini assoluti del fabbricato in questione non è altissimo. Pertanto, o viene venduto subito, oppure tenerlo in pancia al Comune per anni potrebbe rivelarsi purtroppo contrario all’interesse collettivo che adesso vogliamo tutelare. È bene aver chiarito che l’operazione non comporta obblighi di contribuzione alla retta del ricovero in Rsa, tuttavia - concludono Dell’Oro e Locatelli - l’edificio è pure in comproprietà con un altro mappale, di un parente».

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