Cronaca / Circondario
Giovedì 28 Giugno 2018
Valmadrera: Aerosol
attività e stipendi fermi
L’autorizzazione a riavviare la produzione della Regione non ha portato la proprietà a investire - Si va verso l’ipotesi di richiesta di concordato in continuità
Nemmeno l’arrivo della autorizzazioni regionali per la ripresa di produzioni farmaceutiche, sembra aver convinto la proprietà di Aerosol di Valmadrera a immettere i capitali necessari per riavviare l’attività lavorativa, quelle risorse indispensabili per acquistare materiale, riaccendere le linee e pagare una parte degli 8 stipendi arretrati ai lavoratori.
«L’amministratore unico Giovanni Bartoli – spiegano i sindacalisti Cesana (Cgil), Ferni (Cisl) e Sacchi (Uil) – ci ha comunicato che, a fronte delle istanze di fallimento pendenti in tribunale, al fine di bloccarle, l’azienda si appresta a depositare una richiesta di concordato in continuità». Bartoli avrebbe rifiutato il pagamento di una parte degli stipendi arretrati prima di presentare la domanda di concordato: «Così verrà bloccato di fatto il pagamento di qualsiasi spettanza a lavoratori che sono in situazioni economiche drammatiche. Non è concepibile pensare di proseguire con una attività senza pagare parte delle spettanze arretrate a dei lavoratori che non ce la fanno più e stanno dando le dimissioni per giusta causa in massa, per poter percepire almeno la disoccupazione. Questi soci, ancora sconosciuti, di fatto annunciano non il riavvio delle produzioni, ma la chiusura di una società ». Sul fronte tribunale sono due gli scenari che a questo punto si aprono: con un’omologazione di un concordato in continuità o comunque con una procedura di ristrutturazione del debito l’azienda potrebbe ripartire attraverso l’affitto del ramo d’azienda alla newco, controllata dagli stessi soci, Aerosol Pharmaceutical; oppure il concordato potrebbe essere respinto e la strada verso il fallimento sarebbe tracciata.
Uno scenario inaccettabile per i lavoratori: «Riteniamo – continuano i sindcalisti - la posizione aziendale assurda, anche a fronte della sbandierata volontà di ripresa delle attività produttive. Una ripresa che, ovviamente, non potrà essere svolta da dipendenti che non percepiscono uno stipendio da quasi otto mesi». Per queste ragioni è stata indetta per venerdì un’assemblea dei dipendenti «per decidere come opporsi ad una posizione aziendale assurda e a una tattica negoziale delatoria che lascia intravedere interessi diversi rispetto al riavvio delle attività». Tra le opzioni che i lavoratori saranno chiamati a valutare anche quella di dimettersi in blocco. Una soluzione che renderebbe ancor più complicato per l’azienda ottenere l’omologazione del concordato e che dunque mirerebbe a far uscire allo scoperto le reali intenzioni dei soci.
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