Truffe agli anziani, controffensiva della polizia locale: «State al gioco e chiamateci»

Contro «l’aumento effettivamente rilevante delle truffe telefoniche», la polizia locale lancia la controffensiva: «State al gioco e chiamateci mentre i truffatori sono ancora al telefono». La manovra a tenaglia è l’idea del comandante Cristian Francese, lanciata ai concittadini nell’assemblea con le Forze dell’ordine organizzata dall’amministrazione comunale nel centro civico “Fatebenefratelli”. «Poiché - come ha sottolineato il luogotenente dei carabinieri Nicolò Farinato - spesso i truffatori sono già sotto casa, quando fanno le telefonate spacciandosi per parente ammalato o nei guai», il comandante Francese ha rilanciato: «Se la telefonata arriva mentre siete in casa in due, o avete un vicino a cui bussare, possiamo passare al contrattacco: voi fingete di crederci, state al gioco quanto più potete, tiratela lunga con domande e risposte. Intanto, l’altra persona che è con voi ci chiama e ci dà l’indirizzo. Così possiamo farcela a prenderli sul fatto».

Lo stesso ha proposto il luogotenente Farinato: «Se vi chiedono soldi, dategli un appuntamento e poi lì ci presentiamo noi»; inoltre il comandante della stazione di Valmadrera dell’Arma ha messo in guardia: «Le telefonate, ultimamente, sono di due tipi: ci sono quelle finalizzate appunto a fingere incidenti stradali o arresti di un familiare, con richiesta urgente di soldi per la cauzione o le cure, ma è chiaro che in Italia non funziona così e - ha ribadito anche Giulio Oreggia, del “Controllo di vicinato” - nessun avvocato o medico viene a prendere contanti a casa di un ferito o di un arrestato. Poi, però - e durante l’assemblea è stato confermato da una cittadina - c’è la telefonata più pericolosa ancora, rapida e secca, con lo scopo di farvi uscire. Appena fuori, vi svaligiano la casa».

La valmadrerese tra il pubblico ha raccontato: «Ci hanno detto: “Qui carabinieri di Lecco; dovrebbe presentarsi in caserma perché suo figlio ha avuto un incidente”. Non hanno detto altro: mi è preso un colpo, ho pensato che era morto. In quel momento, si fa molta fatica a ragionare su truffe o altro: i pensieri sono tutti su ciò che può essere successo». L’assessore alla Sicurezza, Antonio Rusconi, ha confermato: «Essendo anch’io molto emotivo, capisco che in talune circostanze è difficile mantenere la lucidità». Così pure col classico sedicente tecnico dell’acqua.

Il sindaco, Cesare Colombo, ingegnere informatico, ha raccomandato (tra l’altro) un «uso attento e consapevole della tecnologia: i social sono belli e creano condivisione, ma forniscono purtroppo anche innumerevoli informazioni ai malintenzionati, che spesso sono abili e documentati». In sala, l’esperienza comune è risultata che «i truffatori sanno esattamente i nomi e i gradi delle parentele». Per Oreggia «in realtà, se riascoltassimo la telefonata, noteremmo che molte informazioni le diamo inconsapevolmente noi stessi; per esempio, alla comunicazione: suo figlio ha avuto un incidente, spesso siamo proprio noi a dire: chi, Filippo o Carlo? Ciò basta agli sconosciuti per andare avanti col discorso. Occorre stare attenti e (così come per le telefonate di proposte commerciali) non prestarsi a fornire nessun tipo di dato utile».

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