Cronaca / Circondario
Giovedì 26 Ottobre 2017
«Teleriscaldamento, schiavi dei rifiuti
E con un impianto vecchio è un guaio»
Ennesima denuncia a Valmadrera nel corso dell’assemblea del comitato “Spegniamo il forno”
«Gli impianti di teleriscaldamento funzionano a metano, non “a rifiuti”: il loro contributo alla produzione del calore è, infatti, il 20% del fabbisogno»: Federico Balestreri, dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, lo ha detto l’altra sera, nell’assemblea di “Spegniamo il forno”, nel centro “Fatebenefratelli”. Dunque, quand’anche il forno di Silea ne venisse dotato, perlopiù si continuerebbero a bruciare anche altri combustibili.
Ha rincarato Mauro Dell’Oro, tra i relatori: «Intanto, tutt’Italia è sicuramente pronta a pagare per mandare a Silea i rifiuti che vuole: già oggi, secondo i dati dell’istituto Ispra (la bibbia, in materia) la Lombardia brucia il 37% dei rifiuti del Paese ed ha una potenzialità di due milioni e mezzo di tonnellate, contro il milione 800mila che produce. La raccolta differenziata, nel Lecchese, si aggira sul 61% ma aumenterebbe almeno del 10% già attuando la “tariffazione puntuale” come in provincia di Bergamo e Monza, cioè pagando per quanto si produce».
Per Dell’Oro «i sei forni dove la scelta è stata quella del teleriscaldamento, sono già schiavi dei rifiuti, per ammortizzare l’investimento: a Valmadrera, non vogliamo questo escamotage per tenere in vita un impianto vecchio, poco efficiente e che si può spegnere semplicemente differenziando di più e mandando le circa 25mila tonnellate di residuali proprio agli impianti dove serve continuare a produrre il calore».
Gli studi epidemiologici citati da Balestreri hanno evidenziato ovunque «elevate percentuali d’incremento della mortalità generale, dei ricoveri per tumori, patologie cardiovascolari, respiratorie e incidenza del sarcoma» nelle zone vicine ai forni.
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