Rsa: nel Lecchese non bastano 2mila euro al mese

Liste d’attesa lunghissime, anche di centinaia di persone, e tariffe ritoccate verso l’alto. Per le famiglie diventa sempre più difficile sostenere i costi di una casa di riposo. Canali: «Tantissime richieste»

Lecco

Caro-case di riposo. Non accenna a diminuire. Anzi, il rinnovo, sacrosanto, del contratto del personale socio sanitario delle rsa ha portato a maggiori spese, per quanto riguarda il costo della forza lavoro. Maggiori spese che si sono ripercosse, non in maniera uguale ma comunque un po’ ovunque, sulle rette giornaliere.

Oltre al tema dei costi c’è poi quello delle liste d’attesa: lunghissime. E condizionate dal fatto che, salvo casi eccezionali (ovvero quando non c’è altra soluzione che il ricovero in casa di riposo), in Rsa (residenza sanitarie assistenziali) non si entra se non quando si libera un posto. Il che, nel novanta per cento dei casi, avviene quando un anziano muore e libera la camera.

Tornando alle rette, si va dalle case di riposo meno costose (abbiamo tenuto conto solo della retta minima), come Villa Serena di Introbio (63 euro al giorno), oppure alla Rsa San Francesco di Bellano (65,75 euro al giorno), o alla casa di riposo di Monticello (65,90) o, ancora, alla “Madonna della neve” di Premana (66 euro di retta giornaliera) e alla Sant’Antonio di Barzio (67,15 euro al giorno), fino a quelle più care. In cima alla lista c’è Villa dei Cedri di Merate (92,50 euro di retta al giorno), la “Borsieri-Colombo” di Lecco (87), la casa famiglia per anziani di Olgiate Molgora (84,33) o la casa di riposo Brambilla-Nava di Civate (83,84) o, ancora la San Giorgio di Oliveto Lario (82). In mezzo ci sono tutte le altre: in totale sono ventiquattro.

Insomma, non si riescono a spendere meno di 1.890 euro netti al mese (1.953 se il mese ha 31 giorni), oppure 2.775 o 2.865, nel caso si sia in grado di reggere le rette delle case di riposo più costose, in provincia di Lecco. Sempre che non sia abbia bisogno dell’aiuto di una parte della Rsa dedicata ai malati di Alzheimer. In quel caso i costi lievitano ancora: se Villa dei Cedri tiene equiparati i prezzi, alla Rsa Frisia di Merate si passa da una retta non Alzheimer di 73 euro al giorno per passare ai 79,80 del nucleo Alzheimer.

E all’Iram, Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi il nucleo Alzheimer costa 84 euro al giorno (retta minima). I prezzi però variano molto da istituto a istituto non solo per la specializzazione che hanno i nuclei Alzheimer ma in base anche alla volontà, dove possibile, di far stare il proprio caro da solo in camera, piuttosto che per chi ha redditi alti.

E, paradossalmente, le liste d’attesa sono alte non solo nelle case di riposo che costano meno, ma anche in quelle più costose. Basti dire che la lista d’attesa di Villa dei Cedri, la Rsa più cara di tutte, era di ben 598 persone. Seguita a ruota dalla casa di riposo di Monticello Brianza (492) e dalla Rsa Fondazione Fratelli Enrico E Antonio Nobili – Onlus, di Viganò. E all’Iram di Lecco, la Rsa più grande della nostra provincia? Al 18 febbraio risultavano 197 persone in lista d’attesa. Per non parlare dei nuclei Alzheimer che sono pochissimi (solo 5)), e costosi.

Il presidente Giuseppe Canali dell’Iram, ad aprile 2026 smetterà il suo mandato. Ma non intravede miglioramenti: «Siamo a circa duecento persone in lista d’attesa. E la tendenza è a salire. Ne entrano ogni tanto, ma la richiesta è fortissima. Si diventa anziani, ma non sempre in salute. Noi facciamo pagare 73 euro al giorno in tutti i padiglioni e 84 nel nucleo Alzheimer. I primi 15 giorni di inserimento facciamo pagare 100 euro al giorno perché gli anziani sono ospitati nel reparto di accoglienza con molta più assistenza, prima di entrare in reparto».

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