Rogo a cascina don Guanella: «Un atto doloso studiato nei dettagli»

Mentre le indagini dei carabinieri proseguono per identificare con esattezza l’autore dell’incendio doloso appiccato lunedì sera in Cascina Don Guanella, si aggiungono dettagli sul grave gesto.

Le fiamme sono divampate nella serra situata nella zona sottostante la struttura principale dell’ agriturismo, cioè nell’area adibita anche alle feste all’aperto, facilmente raggiungibile quindi dal viale di ingresso che si diparte dal parcheggio, senza incontrare né cancelli né ostacoli. Il responsabile del gesto ha dato fuoco alla serra sul lato più nascosto alla vista, protetto dalla pendenza del luogo. Stando ai rilievi effettuati dai tecnici, lì dove il rogo ha avuto origine è stata superata (gli investigatori stabiliranno con quale accelerante) la temperatura di 600 gradi: un valore adottato nella generalità dei casi quale temperatura di completo sviluppo degli incendi.

Dunque, l’atto vandalico è stato compiuto in modo preciso, con l’intento evidente di distruggere la serra e il rogo si sarebbe potuto propagare, se il bagliore non fosse stato notato dalle abitazioni a valle, ovvero se fosse stato appiccato in piena notte, anziché attorno alle 22.30. L’elevata temperatura si deduce dal fatto che gli elementi in zinco della struttura sono fusi; il calore ha fatto inoltre esplodere i vetri della serra, dello spessore di 4 millimetri. Naturalmente, l’alluminio presente nei teli destinati a contrastare la dispersione termica ha ceduto molto prima. La serra conteneva principalmente grano in sacchi e qualche attrezzatura utilizzata appunto in occasione di manifestazioni. I danni si sono concentrati nel settore centrale della serra e a sinistra del punto dove l’incendio è stato appiccicato, lasciando meno compromessa (ma pur sempre inutilizzabile) la restante porzione, anche per l’intervento dei pompieri.

«L’impianto era di tipo professionale», ha sottolineato il direttore della Cascina, don Agostino Frasson. Fortunatamente sono stati di più lieve entità altri tentativi di dare fuoco a elementi del complesso, risolti con danni a una carriola. «Sono gesti che fanno male - per don Agostino - ma sicuramente non ci fermano. Abbiamo la Provvidenza dalla nostra parte. In ogni caso, è esclusa sia l’intimidazione, sia l’intolleranza e non è coinvolto nessuno dei nostri ragazzi». L’ipotesi più accreditata è quella di un’azione commessa (forse, in stato di alterazione) come segnale o vendetta verso una donna presente tra il personale della struttura.

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