Cronaca / Circondario
Mercoledì 16 Marzo 2016
Quasi nuova, già a pezzi
In piazza della chiesa
si rischia di inciampare
Civate, il Comune ha pochi soldi , ma deve intervenire Il sindaco Mauri: «La pavimentazione è dissestata Ci tocca intaccare il tesoretto della concessione Iperal»
Inaugurata nel 2010: già da rifare; così la piazza Antichi padri, nella parte pubblica.
«È pressoché nuova – concorda il sindaco, Baldassare Mauri – ma le condizioni del settore confinante col sagrato sono purtroppo sotto gli occhi (e i piedi) di tutti già da un po’: la pavimentazione, lì, è dissestata in diversi punti, la gente rischia di farsi male seriamente, inciampando. Parlo specialmente degli anziani, ma non soltanto: anche le signore con i tacchi, i bambini: insomma, è un’insidia continua, non trascurabile tanto più perché quello è un punto di passaggio molto frequentato, considerato anche il parcheggio interrato, nato proprio per servire la piazza e il vicino centro storico. Da lì – ricorda il sindaco – si spostano a piedi le decine di fedeli da e per la chiesa, i frequentatori dell’oratorio, i clienti dei bar e dei negozi e anche i frequentatori delle iniziative programmate dal Comune nella vicina Villa Canali, per giunta quasi tutte serali, quando la visibilità è necessariamente minore e si rischia ancor più di cadere». Oltre alle conseguenze pratiche, le valutazioni dell’amministrazione sono molteplici: «L’incolumità pubblica è al primo posto, ma importante è anche la conservazione del patrimonio e, di questo passo – osserva Mauri – può soltanto peggiorare.
D’altronde, la finanza pubblica è alla canna del gas: quindi, ci mancava solo di dover investire su un’opera seminuova». Nessuna possibilità alternativa? «Rivalersi sull’impresa – mette in chiaro il sindaco – è impossibile: abbiamo verificato e la pratica fu chiusa senza muovere alcuna contestazione, né con riserva. Adesso, sono passati pur sempre alcuni anni». Altro boccone amaro: «Per riparare il settore pubblico della piazza, dovremo attingere a una parte dei 300mila euro che provengono ancora dalla concessione Iperal: erano il nostro tesoretto, con tanti progetti da finanziare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA