Pecore morte, l’allevatore: «Siamo sconvolti, secondo noi le hanno avvelenate»

Per Mauro Farina, il suo gregge ha subìto un avvelenamento deliberato. Racconta l’allevatore, noto per la transumanza sul territorio: «Siamo partiti normalmente dai Piani D’Erna domenica mattina alle 5.40 e abbiamo attraversato la città di Lecco passando davanti alle “Meridiane” e, poi, sul Ponte Vecchio assolutamente tranquilli. Finché siamo arrivati alla frazione di San Michele di Galbiate - assicura il pastore - andava tutto bene. Lì giunti, abbiamo fatto pascolare il gregge nel prato e sotto i rovi, perché abbiamo anche tante capre. Erano 600, occhio e croce, i nostri capi - sottolinea - A mezzogiorno, li abbiamo chiusi per poter riposare: sia il bestiame, sia noi; alle 15 li abbiamo fatti pascolare ancora, fino alle 17 circa e poi li abbiamo nuovamente recintati. A un tratto, gli animali hanno iniziato a lamentarsi». La scena descritta da Farina è agghiacciante, coi pastori messi in allarme dalla voce straziante del bestiame in preda a dolori inspiegabili e in proporzione tale che gli uomini non potevano altro che passare da un capo all’altro tentando di capire che cosa succedesse, senza riuscirci né poter alleviare in alcun modo le sofferenze, mentre la situazione precipitava di minuto in minuto.

Racconta, Farina: «Nel giro di due ore e mezza ci siamo ritrovati con il 92% dei capi deceduti, altro che cento o 250. Lì c’è una fontana, c’è una sorgente, ma siamo sempre passati: è una strada di transumanza e da molti anni frequentiamo quella zona, dove c’è il fontanino». Dunque, che cosa potrà mai essere successo? Per il momento, il pastore non si sbilancia: «Dobbiamo aspettare l’esito degli esami sui campioni prelevati da Ats. Posso soltanto dire ciò che penso personalmente. Secondo noi, si è trattato di un gesto fatto apposta: maturato nell’ambiente, per la gelosia di qualche collega che, all’indomani, è sembrato subito un po’ troppo al corrente dell’episodio, oppure commesso da chi non vuole più vedere animali attorno: sapendo che inizia la transumanza, ha voluto magari liberarsi del disturbo che le greggi provocano, oppure lanciare un messaggio. Non lo sappiamo. La sola certezza - e qui Farina smentisce le cifre ufficiali - è che siamo arrivati a Galbiate con 560 capi e ne abbiamo avanzati 82: stiamo parlando di molte migliaia di euro. Il danno economico, per noi, è enorme, ma poi bisogna aggiungere la passione, il tempo che si impiega a creare un gregge. Noi - aggiunge Farina - ai nostri animali eravamo affezionati. È come avere il cane: immaginatevi il dolore; i nostri capi li conoscevamo uno per uno; alleviamo greggi fin dai tempi di mio papà. Oltre a questo, c’è lo sconvolgimento: è successa una cosa mai vista: mai capitata prima di adesso a nessuno».

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