Cronaca / Circondario
Venerdì 22 Novembre 2024
Omicidio Ziliani, oggi pomeriggio
la sentenza di appello a Brescia
«Se non fosse stato per Mirto Milani, le sorelle Paola e Silvia Ziliani avrebbero ucciso la mamma Laura già ad aprile e se anche quel maledetto 8 maggio Mirto non fosse entrato in camera della mamma la sera, loro due avrebbero ucciso lo stesso: è lui il soggetto più fragile tra i tre ed è l’unico che subirà un disturbo dell’adattamento in carcere». Questo l’ultimo appello dell’avvocato Cesari che difende trentenne di Calolziocorte
«Se non fosse stato per Mirto Milani, le sorelle Paola e Silvia Ziliani avrebbero ucciso la mamma Laura già ad aprile e se anche quel maledetto 8 maggio Mirto non fosse entrato in camera della mamma la sera, loro due avrebbero ucciso lo stesso: è lui il soggetto più fragile tra i tre ed è l’unico che subirà un disturbo dell’adattamento in carcere. Può essere stato un pensatore, ma un conto è ispirarsi alle serie tv, un conto è l’azione e questi sono elementi oggettivi che portano a chiedere di diversificare la pena per lui». Questo l’ultimo appello dell’avvocato Cesari, che difende Mirto Milani, il trentenne di Calolziocorte, nel processo d’appello a Brescia per l’omicidio di Laura Ziliani avvenuto a Temù l’8 maggio del 2021.
La sentenza della Corte d’Appello è prevista nel primo pomeriggio di oggi e nella speranza della difesa dei tre condannati all’ergastolo in primo grado, Silvia e Paola Zani e Mirto appunto, si prefigge di ridurre la pena. In particolare a parlare in aula è stata Simona Prestipino, l’avvocato di Paola Zani, la minore delle sorelle condannate, che ha chiesto di ridurre la pena a 16 anni in virtù del suo comportamento esemplare in carcere e del peso delle attenuanti sulle aggravanti. Secondo il legale, infatti, Paola non avrebbe avuto nessuna intenzione di uccidere la madre e sarebbe stata convinta da Mirto, considerato dalle legali delle due ragazze, il regista di tutto, il manipolatore, e dalla sorella maggiore Silvia seguita dall’avvocato Maria Pia Longaretti.
L’avvocato generale dell’accusa Domenico Chiaro, da parte sua, ha sottolineato come Mirto Milani fosse il regista di tutto il piano: «Lo dimostra il fatto che, dopo lo strangolamento lui stesso ha proceduto ad eliminare le tracce, prevedendo tutto, persino la sistemazione del bagagliaio dell’auto. Per il resto tutto era fatto in comune dal cosiddetto trio criminale».
L’avvocato della famiglia di Laura costituita parte civile attraverso l’avvocato Vittorini ha ribadito: «Le confessioni non sostengono le attenuanti generiche; ci siamo dimenticati che se non ci fosse stato il compagno di cella di Mirto a stimolarlo, non avremmo avuto nessuna confessione né di lui né delle altre due e peraltro sottolineo che nessuno mai, tantomeno Paola ha mai davvero chiesto scusa per quello che hanno fatto a Laura e tutta la famiglia». In aula sono presenti i fratelli di Laura Ziliani e il compagno. Era la sera del 7 maggio 2021 quando Laura Ziliani, 55 anni vigilessa a Roncadelle (Bs), aveva raggiunto le due figlie a Temù per festeggiare la mamma e per sbrigare delle commissioni legate all’attività di B&b della casa del centro del paese dove erano loro con Mirto fidanzato di Silvia. Ma proprio quella sera le figlie l’hanno stordita e narcotizzata con bromazepam e delorazepam, composti di benzodiazepine messe nella torta preparata da loro; poi l’hanno soffocata a mani nude tenendola ferma nel letto. Infine avevano nascosto il cadavere in una buca sul greto dell’Oglio. Ma a causa di forti piogge era stato diseppellito e ritrovato per caso da un bambino il 5 agosto lì dove era sempre rimasto. Le ragazze si erano tradite subito con la denuncia di scomparsa e poi i vari elementi si erano incastrati come in un puzzle accusatorio prima della confessione di Mirto.
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