Cronaca / Circondario
Mercoledì 13 Settembre 2017
Morto Cereda, anima di Libera
Domani don Ciotti ai funerali
Dalla Caritas, al lavoro nel Sud del mondo, alla lotta antimafia - Era a casa in malattia da qualche giorno, ieri un malore improvviso. L’ultimo saluto alle 14.30 a Rancio.
Paolo Cereda, 54 anni, è morto ieri, per un malore: lo piange un territorio intero, che lo apprezzava per l’impegno nel sociale, nella cultura e per i diritti civili. Lascia la moglie, dipendente della cooperativa “Arcobaleno”, che condivideva con lui l’attenzione per gli ultimi, formando una coppia esemplare; due, i figli, entrambi universitari, ma ad altri ragazzi avevano aperto la porta, con esperienze di sostegno e affido. I funerali saranno giovedì alle 14.30 a Rancio.
Da tempo Paolo Cereda aveva intrapreso la lotta per la legalità, fondando “Libera Lecco”, una delegazione dell’associazione nazionale voluta da don Luigi Ciotti, che domani sarà in città per il funerale, contro le mafie: tra le attività, anzitutto di divulgazione tra i giovani e nelle scuole, Cereda aveva promosso con “Libera Lecco” la restituzione, in via Belfiore, dell’ex pizzeria “Wall street”, dopo la confisca alla criminalità organizzata: il tormentato iter aveva molto provato Cereda; infine, “Fiore” era stata inaugurata la scorsa primavera.
Il lavoro in Comune
Cereda lavorava in municipio a Valmadrera, dal 2009 responsabile dell’area Servizi sociali e civici: negli ultimi mesi, aveva esteso l’impegno alle amministrazioni di Civate e Malgrate, attuando la gestione associata delle funzioni nei settori della cultura e dell’istruzione, voluta dai tre Comuni. Cereda era conosciuto – oltre che, appunto, come figura chiave sul fronte della legalità e per il lavoro attento e meticoloso svolto nelle amministrazioni – anche per essere ex alunno del liceo classico “Manzoni” e figlio della professoressa di chimica, Luisa Cereda, stimata e amata da generazioni di studenti, che affronta ora una nuova tragedia famigliare.
Negli ambienti del volontariato, Paolo Cereda era un simbolo già prima di scuotere la città con il vessillo di “Libera”: l’esperienza - giocata in prima persona, come sempre – era cominciata nel 1987 quando – obiettore – aderì a progetti umanitari appena lureato: a 24 anni andò in Zambia, fino all’89; rientrò, si sposò e ripartì con la moglie. Era il 1990; meta: la Costa d’Avorio, per un anno e mezzo. Poi ci fu il Rwanda della guerra tra Utu e Tutsi, del genocidio, dei «cadaveri ammassati fin nelle chiese»: Cereda trascorse cinque anni lì per la Caritas; infine, dal 2001 al 2004, fu in Sud America e in Asia. Su questo «incontrare, nella quotidianità critica dell’emergenza, il volto sfigurato della vittima e riconoscerlo come volto umano», Cereda aveva scritto un libro.
Cordoglio e ricordi
Cordoglio è stato espresso ieri dal sindaco di Valmadrera, Donatella Crippa: «Voglio ricordare la sua competenza e professionalità, l’impegno sociale e civile». Il sindaco di Civate, Baldassare Mauri, si è unito tra i primi al cordoglio: «Era una persona entusiasta, oltre che competente e profondamente umana». Paolo Cereda era da qualche giorno a casa dal lavoro, per curare una polmonite.
La morte lo ha colto ieri, annichilendo i familiari e lasciando scioccati i tanti che lo stimavano e gli volevano bene: un’embolia polmonare sarebbe, stando alle prime informazioni, la causa del decesso.
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