Moria di pecore, una raccolta fondi per l’allevatore colpito: «Sono disperato»

“Sono sconvolto, disperato, non so davvero più dove sbattere la testa. Ridotto sul lastrico e senza i miei adorati animali”. Mauro Farina fatica persino a parlare. Cosa sia accaduto domenica scorsa quando nella frazione San Michele di Galbiate il suo gregge è stato decimato resta un mistero. 250 pecore secondo Ats (molte di più, almeno 400 sostiene l’allevatore) morte in meno di un’ora. Due terzi del gregge. Una scena agghiacciante: il belare degli ovini in preda a dolori inspiegabili, accasciati a terra, uno dopo l’altro. Si attendono gli esiti degli esami dell’istituto Zooprofilattico di Sondrio, a cui sono stati inviati i campioni prelevati dai tecnici di Ats Brianza.

Vista la rapidità della morte e il numero di capi coinvolti contemporaneamente, i veterinari al momento non ritengono che si sia trattato della Blue Tongue, la febbre catarrale degli ovini, meglio nota come “lingua blu” , che nel Lecchese ha già colpito 25 aziende agricole. L’ipotesi è quella di avvelenamento. Per contaminazione di acqua o terreno, ma non si esclude il dolo. Intanto però la conta dei danni è pesante: 300 euro a capo, 75 mila euro.

“E mi chiedo chi dovrà farsi carico anche dei costi dello smaltimento delle carcasse”- le parole di Marco Arata, agronomo della Copagri di Lecco, a cui Farina si è rivolto. L’intenzione è quella di lanciare una raccolta fondi per aiutare l’allevatore in difficoltà. “Mi ha chiesto di predisporre un Iban dove convogliare le possibili donazioni di chi vorrà aiutarlo- prosegue Arata-. Ho verificato, non ci sono fondi o contributi pubblici per casi del genere, e comunque fino a quando non saranno accertate le cause è impossibile accedere a risarcimenti. Non aveva assicurazione, insomma è in ginocchio. Deve ricostituire il gregge per provare a ripartire”. Quanto ai motivi della morte degli animali Arata non si sbilancia. “Ci sono dei precedenti in Piemonte- spiega-. Greggi decimate dopo aver brucato in terreni dove erano avvenuti degli sversamenti di sostanze inquinanti, ma anche casi di decessi per erbe letali. Se invece si trattasse di un avvelenamento doloso e mirato, ci troveremmo di fronte alla situazione più grave e preoccupante”.

Intanto l’area del prato Bellavista, all’interno del Parco del Monte Barro, è stata delimitata e resa inaccessibile, annullata la Sagra di San Michele, vietato il passaggio sul terreno, il pascolo, e la raccolta di materiale derivante dall’attività di sfalcio del verde.

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