Cronaca / Circondario
Sabato 26 Settembre 2015
Momento no
Calolzio perde 151 posti
Quasi in contemporanea arrivano all’epilogo le crisi della ex Trafilerie Brambilla e della ex Erc
La preoccupazione del sindacato, ora i lavoratori verranno seguiti dalla Provincia in percorsi di ricollocazione
Una falla (grande? piccola?) sta per aprirsi sui numeri del lavoro calolziese. Da martedì 29, i 51 dipendenti della Trafilerie del Lario (ex Brambilla) entrano nelle liste di mobilità. Dieci giorni dopo (il 10 ottobre), la stessa sorte toccherà ai 100 lavoratori della ex Erc.
In sostanza, in dieci giorni Calolzio e dintorni perderanno 151 posti di lavoro in conseguenza dell’epilogo di due crisi aziendali che vengono da lontano: la Trafilerie Brambilla denunciò le prime difficoltà nell’autunno 2013, mentre per rintracciare le origini della crisi Erc bisogna risalire a otto anni fa.
Questo è il passato e guardare indietro non serve a molto,restano i drammi personali e familiari di ognuno di questi 151 neo disoccupati. Diego Riva, segretario della Fiom, annota: «Abbiamo provato in tutti i modi a supportare il rilancio delle due imprese. Ma non c’è stato nulla da fare. Per il territorio - aggiunge Riva - è una perdita occupazionale pesante che conferma quanto da tempo sosteniamo: la crisi non è ancora finita. Ora non possiamo far altro che continuare ad assistere i lavoratori lungo un percorso di riqualificazione e ricollocazione».
Dalla primavera, gran parte dei lavoratori delle due aziende sono in carico all’Unità di gestione delle crisi aziendali, lo strumento operativo per le politiche attive del lavoro della Provincia. Giuseppe Scaccabarozzi, consigliere con delega al lavoro di villa Locatelli, spiega: «Prima di arrivare all’epilogo, insieme alle parti sociali, alle aziende, al sindaco di Calolzio, abbiamo cercato gli strumenti per salvaguardare il patrimonio di lavoro e produttivo delle due imprese. Ma forse quando le due situazioni sono arrivate sul nostro tavolo erano già compromesse. Come in tutti gli altri casi simili, seguiremo i lavoratori per aiutarli a trovare un nuovo posto».
Nell’attuale situazione economica (il tasso di disoccupazione lecchese è al 7,3%), l’Unità di crisi della Provincia presenta questi risultati: su 1271 lavoratori che sono stati seguiti, 570 (il 44,85%) hanno trovato una soluzione occupazionale, di questi 337 sono assunti con contratto a tempo determinato, 221 a tempo indeterminato, e 22 hanno avviato un’attività autonoma.
Ma quali sono le politiche attive per il lavoro? I tecnici dell’Unità di crisi assistono i disoccupati nella ricerca del lavoro lungo un percorso che può essere diviso in tre stadi. Nel primo, i lavoratori vengono seguiti nell’uso del computer e della ricerca di un posto tramite le agenzie di lavoro, che richiedono la compilazione di moduli elettronici e l’invio dei curricula. C’è poi un momento di confronto con i tecnici per arrivare a costruire una sorta di auto analisi delle competenze. Infine, attraverso le banche dati e l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro, l’Unità di crisi cerca di creare i contatti tra le imprese e i disoccupati. Come sottolinea Scaccabarozzi, «l’attività provinciale per le politiche attive del lavoro è possibile grazie ad una tradizione di collaborazione tra pubblico e privato che è un patrimonio lecchese. Un patrimonio a rischio con la riorganizzazione delle competenze pubbliche sul lavoro».
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