Cronaca / Circondario
Giovedì 22 Febbraio 2024
Mamma universitaria: «Una battaglia per ottenere il congedo»
La storia La testimonianza di Roberta Ambiveri, madre e studentessa
Gli studenti come i lavoratori dipendenti: con il diritto a una sorta di permesso parentale se diventano genitori, anche adottivi o affidatari, senza differenza. A decretarlo è stata l’Università Statale di Milano, che ha appena approvato in Senato Accademico il “congedo parentale universitario”, una vera innovazione.
E a fare da apripista nel richiedere di poter seguire le lezioni da remoto è stata una lecchese “d’adozione”, insieme ad alcune compagne di corso: si tratta di Roberta Ambiveri, di Busnago, da sempre legata a Lecco e, soprattutto, a Olginate e alla sua squadra di pallavolo, dove ha giocato e poi allenato fino a poco tempo fa.
Per Roberta, oggi 38 anni e un figlio di tre, Nahuell, scegliere d’iscriversi all’università, nel 2021, è stata una scommessa. Mamma, compagna e fisioterapista di professione da anni, ha scelto di riprendersi i suoi spazi e iscriversi alla facoltà di Scienze riabilitative delle professioni sanitarie. Non sempre, però, riuscire a conciliare i propri tempi è facile, quando si è anche genitori e lavoratori, specie durante le sessioni d’esame e con l’obbligo di frequenza di alcuni corsi. Così, lei e le “colleghe” Camilla, Chiara e Chiara, tutte mamme di bimbi e bimbe al di sotto dei quattro anni, sono state le prime a richiedere di poter seguire le lezioni da remoto. Ad affiancare le studentesse InfromaStudenti Unimi e Benedetto Longobardi, senatore accademico e rappresentante studentesco di UniSì, che ha curato i rapporti anche con il Rettorato.
«Siamo davvero soddisfatte di quanto ottenuto; anche se l’iter è stato lungo, l’ateneo è stato disponibile – commenta Roberta – con le mie amiche e compagne temevamo di rimanere fuori corso per la difficoltà di seguire tutte le lezioni e al contempo accudire i piccoli. Ognuna di noi ha infatti avuto e ha esigenze diverse, tipiche dell’essere madri-studentesse. Io, ad esempio, quando ho iniziato già avevo mio figlio di sette mesi, lo allattavo ancora e avevo bisogno di spazi adatti per tirare il latte. Lo stesso è capitato alle altre: c’era chi aveva bisogno di un fasciatoio per i cambi, anche durante gli esami», spiega Ambiveri. La richiesta iniziale comprendeva l’installazione di postazioni per cambiare i neonati, tanto nei bagni delle donne quanto in quelli degli uomini, spazi per l’allattamento, l’esonero dalla frequenza obbligatoria per le madri e per i padri, nei primi mesi di vita del figlio.
«L’approvazione della delibera ufficiale ci vieni incontro sul tema degli esoneri, da cui sono esclusi, giustamente, i tirocini, che possono però essere posticipati», spiega Roberta. Grazie a questo strumento i neogenitori, madri, padri, genitori adottivi e affidatari, non dovranno più rispettare l’obbligo di frequenza. Le madri potranno seguire le lezioni da remoto nei due mesi prima del parto e nei sei mesi successivi alla nascita. E la regola varrà anche nel caso dei corsi che di norma obbligano gli allievi alla frequenza. Quanto ai padri, potranno sfruttare la misura del congedo a partire dal giorno di nascita del figlio e fino ai suoi primi sei mesi di vita. Ancora diversa la situazione per i genitori adottivi: potranno seguire le lezioni attraverso la didattica a distanza o con modalità alternative per i primi sei mesi a partire dall’ingresso in famiglia del figlio o della figlia.
«Questa nuova misura introdotta vale per tutte le sedi della Statale – osserva Ambiveri – Siamo contente, perché abbiamo trovato interlocutori accoglienti, nonostante i tempi lunghi della burocrazia. Si sta anche pensando di mettere i fasciatoi per i cambi dei bimbi, È bella l’idea di aver contribuito: magari grazie a noi anche chi ha paura deciderà di iscriversi all’università dei suoi sogni. Del resto, io volevo iscrivermi da anni e proprio mio figlio mi ha dato la forza di farlo, con il suo apprendere cose nuove continuamente. È difficile mantenere un equilibrio, soddisfacente ma faticoso, soprattutto tornare studentessa dopo anni. Se ho avuto il coraggio di iscrivermi, lo devo a lui, questo successo è indirettamente anche suo».
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