L’omicidio di Temù a “Un giorno in pretura”

I misteri del delitto per cui è accusato il lecchese Mirto Milani in onda su Rai Tre

I misteri dell’omicidio di Temù, svelati in aula di tribunale. L’orrore di un delitto pianificato ed eseguito in famiglia: dalle figlie Silvia e Paola Zani, e dal fidanzato l’olginatese Mirto Milani. Fidanzato di entrambe le sorelle.

Sabato sera è andata in onda su Rai Tre la puntata di “Un giorno in pretura”, interamente dedicata all’omicidio di Laura Ziliani, 55 anni impiegata al comune di Roncadelle in provincia di Brescia uccisa dalle due figlie, Silvia e Paola Zani rinchiuse in carcere con l’accusa di omicidio. Come Mirto Milani, il giovane cantante lirico che compirà 30 anni il prossimo 24 giugno, che con la famiglia ha vissuto a Olginate e Calolziocorte. Comuni in cui ha studiato e si è esibito come cantante.

Un delitto, quello di Laura Ziliani, uccisa il 7 maggio 2021 che aveva suscitato orrore in tutt’Italia. Inizialmente si pensò, stando a quanto denunciato dalle figlie, a una sparizione. Poi la verità choccante che colpì anche il Lecchese, dove il giovane cantante e la famiglia erano conosciuti, prima del trasferimento alla Roncola.

La puntata “Un giorno in Pretura” è stata girata all’interno dell’aula della Corte d’Assise di Brescia, nell’udienza presieduta dal dottor Roberto Spanò.

«Tre giovani ragazzi, educati. Tre bravi ragazzi, almeno fino a quel 7 maggio 2021, il giorno della vigilia della festa della mamma, quando uccisero Laura e divennero criminali». Così la presentatrice Roberta Petruzzelli ha aperto la puntata, guidando gli spettatori nel viaggio dentro il piano diabolico messo in atto dalle figlie della vittima e da Milani.

Accusa e difesa hanno interrogato gli imputati, per ricostruire i fatti, spiegare come hanno pianificato e messo in atto l’omicidio. E come, poi hanno deciso di liberarsi del corpo e di inscenare la finta scomparsa della Ziliani.

Dalle idee prese dai telefilm come, quella di avvolgere con la pellicola, gli arti del corpo ormai senza vita, presa da “Dexter” o l’idea di strangolare la donna, ispirata a un personaggio della serie “I Borgia”, come ha rivelato Mirto Milani. Ai farmaci rubati nella rsa dove Silvia Zilliani lavorava, che servivano a stordire la madre e «farla passare dal sonno alla morte, senza soffrire. Non pensavamo si sarebbe dimenata così». Ai ripensamenti di Milani che però poi si è unito alle due sorelle, nell’uccidere la donna: «Non volevo perdere quelle ragazze, sono tutto per me» ha raccontato. I tre, incalzati dalle domande del presidente, ma anche dell’accusa, hanno ammesso il loro rapporto, in cui le due sorelle si dividono l’amore di Mirto Milani, che è fidanzato con entrambe. E hanno rivelato il loro patto di segretezza che ha retto fino a quando un compagno di cella di Milani ha rivelato ai pm le confessioni raccolte dal ragazzo. Come in un fil dell’orrore le ragazze hanno raccontato di aver deciso di uccidere la madre perché erano convinte che fosse lei a volerle morte. Poi il sospetto che fosse stato Mirto a inculcare loro questa idea.

Davanti al giudice, oltre al primo avvocato Elena Invernizzi, è stata chiamata anche Mirna Donadoni, madre di Mirto Milani. La donna in un primo momento aveva suscitato sospetti per come era intervenuta a gestire gli affari e le proprietà della Zilliani, sta affrontando gravi problemi di salute ha affidato le sue parole a una lettera: «Eravamo intervenuti per aiutare le ragazze,poi quando Mirto ci ha raccontato quanto avevano fatto,sismo precipitati in un baratro. Prego ogni giorno per la sua anima ma non riesco a perdonarlo ».

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